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Perché le persone rinunciano al proprio lavoro? La classifica di LinkedIn delle 6 cause principali

MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE 2023 | Lascia un commento
Foto Perché le persone rinunciano al proprio lavoro? La classifica di LinkedIn delle 6 cause principali
Scritto da Tatiana Sannio
Negli ultimi anni, il concetto di lavoro ha subito una notevole trasformazione. Oggi, infatti, l'occupazione non si configura più come una mera fonte di reddito, ed un numero crescente di lavoratori cerca una connessione più profonda con l’ambiente lavorativo. In questo articolo, analizzando le indagini e i sondaggi condotti da esperti del settore, come Robert HalfThe School of Life Brasil e LinkedIn, scopriremo insieme quali sono le motivazioni che più frequentemente spingono i professionisti a rinunciare al proprio lavoro ed a cercare una fonte di appagamento e soddisfazioneche va ben oltre il salario.

Eccessivo turnover del personale: la classifica di LinkedIn delle 6 cause principali

Chi segue il blog di APPLavoro è consapevole del nostro impegno costante nel facilitare l'incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro attraverso contenuti mirati. Sebbene ci dedichiamo principalmente ai candidati in cerca di occupazione, oggi desideriamo analizzare il mercato del lavoro dalla prospettiva di coloro che hanno già un impiego, ma che si trovano costretti a rinunciarvi per varie ragioni. Ti sei mai chiesto quali siano le ragioni più incisive e comuni? Linkedin, intervistando oltre 100.000 lavoratori in tutto il mondo, ha stilato una classifica delle 6 motivazioni principali che spingono le persone a rinunciare o a cambiare lavoro.

  1. Mancanza di opportunità di avanzamento: In cima alla lista delle motivazioni che spingono le persone a lasciare il proprio lavoro c'è la mancanza di opportunità di progressione professionale. Questo fenomeno può verificarsi sia in aziende di dimensioni ridotte che in aziende di maggiori dimensioni caratterizzate da una struttura rigida e da una scarsa mobilità nel corso del tempo.
  2. Cattiva gestione: I lavoratori sono inclini ad abbandonare il lavoro se non si sentono supportati e rispettati dai loro superiori. Questo problema emerge soprattutto quando a dirigere l'azienda è la figura del capo, ma manca quella del leader.
  3. Cultura aziendale tossica: La mancanza di allineamento con i valori aziendali può spingere i dipendenti a dimettersi. Una cultura aziendale tossica, caratterizzata da un'atmosfera negativa, influisce negativamente sul benessere dei lavoratori.
  4. Mancanza di stimoli e sfide: Un altro motivo significativo è la mancanza di stimoli e sfide nel lavoro quotidiano. La routine monotona e la mancanza di opportunità di crescita professionale possono rendere il lavoro poco gratificante.
  5. Salario non adeguato: Un compenso insufficiente rispetto all'impegno e alle responsabilità svolte è una causa comune di rinuncia al lavoro. La percezione di non essere adeguatamente ricompensati può portare a una ricerca attiva di opportunità migliori.
  6. Mancanza di riconoscimento: I lavoratori possono decidere di rinunciare a un impiego se ritengono che il loro contributo non sia sufficientemente riconosciuto o ricompensato. L'assenza di prospettive di promozione e il mancato riconoscimento delle competenze e dei successi possono minare la motivazione e l'impegno dei dipendenti.

La Ricerca della Felicità Professionale

Recenti indagini condotte in collaborazione tra Robert Half e The School of Life Brasil hanno portato alla luce le principali ragioni che spingono i professionisti a lasciare volontariamente il proprio lavoro, evidenziando notevoli sovrapposizioni con i risultati ottenuti da Linkedin. Sorprendentemente, il 44,12% degli intervistati ha indicato "non sentirsi felice sul lavoro" come la motivazione principale per la loro decisione di abbandonare l'occupazione. Questo dato, emerso nel contesto dell'Indice di Fiducia Robert Half 2023 (ICRH), sottolinea l'importanza crescente della felicità nel contesto professionale.

Oltre alla ricerca della felicità, altri motivi significativi emersi dalla ricerca includono la ricerca di nuove sfide professionali (42,65%), la mancanza di prospettive di crescita (33,82%), non sentirsi valorizzati sul lavoro (27,94%) e le difficoltà nelle relazioni con i superiori (19,12%). 

Lavorare con un obiettivo

I dati riportati nel corso di questo articolo evidenziano chiaramente una tendenza verso una visione più ampia del lavoro, che va oltre la mera compensazione finanziaria. La concezione del lavoro come semplice fonte di reddito sembra essere ormai superata da una fetta significativa dei lavoratori su scala mondiale. La felicità e il senso di appagamento sul lavoro sembranopiuttosto essere collegati all'idea di lavorare con un obiettivo che prescinde da quello economico e alla ricerca di un significato più profondo nel proprio ruolo professionale.

I dati raccolti dalle indagini condotte da LinkedIn, Robert Half e The School of Life Brasil dimostrano chiaramente come i professionisti non siano più disposti a sacrificare la loro felicità a favore di una remunerazione finanziaria. Le aziende, in risposta a questa tendenza, devono adattarsi, implementando strategie che promuovano un ambiente di lavoro più appagante e significativo. Alla luce di queste considerazioni, il lavoro non è più solo un mezzo per un fine finanziario, ma un viaggio che deve essere intrapreso con uno scopo più ampio e una prospettiva di felicità a lungo termine.

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