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Smart working: dalla scadenza a fine aprile fino alla proroga dello stato d'emergenza, forse anche oltre l'estate

VENERDÌ 23 APRILE 2021 | Lascia un commento
Foto Smart working: dalla scadenza a fine aprile fino alla proroga dello stato d'emergenza, forse anche oltre l'estate
Scritto da Stefania Pili

Ormai è deciso: lo smart working continuerà fino a luglio, con l'ipotesi anche di arrivare fino a settembre.

Il prolungamento dello stato di emergenza fino al 31 luglio è contenuto nel decreto sulle riaperture del 26 aprile; questo permette alle aziende di far ricorso allo smart working senza dover sottoscrivere un accordo individuale, come invece previsto dalla legge n. 81 del 2017 (Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato) che, in assenza di proroga, tornerebbe vigente dal 1° maggio. Con lo stato di emergenza, invece, le aziende possono ricorrere allo smart working in maniera unilaterale.

Inoltre, si parla anche dell'ipotesi di andare oltre l'estate per il raggiungimento di una possibile immunità di gregge in seguito all'attuazione del piano vaccinale.

 

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Riorganizzazione del lavoro post-emergenza

Oltre alla necessità di mettere in sicurezza i lavoratori e aspettare che tutti siano vaccinati, tra le ragioni della proroga c'è anche il proposito di dare alle aziende del tempo per poter riorganizzare il lavoro agile dopo la fine dell'emergenza sanitaria

Per quanto riguarda invece la Pubblica Amministrazione, lo smart working negli uffici pubblici, si è deciso che lo si utilizzerà solo se migliorerà l'organizzazione, l'efficienza del lavoro e la soddisfazione del cliente. Solo in presenza di questi tre elementi si potrà attuare il lavoro agile; in caso contrario, si ritornerà sul posto di lavoro.

Ma in generale, come sarà il lavoro agile post-emergenza? Innanzitutto, si stima che lo smart working verrà utilizzato da più della metà delle aziende (54%), in maniera quasi stabile. Anche l'organizzazione della settimana lavorativa subirà dei cambiamenti: si preferirà spezzarla in due, 2,6 giorni in presenza e i restanti 2,4 “a distanza. L'obiettivo è recuperare i rapporti sociali e l'interazione fisica con i colleghi di lavoro e i collaboratori, elementi quasi del tutto scomparsi a causa della pandemia.

Le aziende maggiormente interessate alla modalità smart working saranno quelle dei servizi e della manifattura, tranne le filiere produttive dei beni necessari (ad esempio settore alimentare, trasporti ed energia) per le quali è indispensabile l’impiego in presenza. Chi lavora prevalentemente in ufficio sono i dirigenti (per loro lo smart working risulta al 40,11% del tempo).

A delineare questo scenario è un'indagine realizzata da Fondirigenti, il più importante fondo interprofessionale per la formazione dei manager, promosso da Confindustria e Federmanager, che ha sondato con il «Quick survey Smart working 2.0» le sue 14mila aziende aderenti. Le risposte sono state fornite da imprenditori, manager e impiegati (oltre 1.500 - un campione costituito dal 74% aziende del Nord, 18% Centro, 8% Sud, 63% Pmi e 37% grandi imprese).

 

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Innovazione e formazione

I dati analizzati hanno portato a risvolti interessanti. Come prima cosa, il Covid-19 è stato uno straordinario acceleratore dello smart working. Prima dell’emergenza sanitaria, pensate, vi faceva ricorso il 13% delle imprese (circa 500mila addetti, secondo i dati dell’Osservatorio del politecnico di Milano), mentre oggi soltanto il 4% delle imprese non lo ha mai utilizzato. Secondo le prime ricerche nazionali, resteranno in lavoro agile tra i 3 e 5 milioni di lavoratori.

La formazione è stata sicuramente fondamentale per l'avanzamento del lavoro agile all'interno delle aziende. Fondirigenti ha infatti dichiarato: “Abbiamo investito nella formazione manageriale, aumentando del 70% i progetti dedicati alla formazione a distanza rispetto a undici mesi fa e i risultati dimostrano che la readiness aziendale in meno di un anno è salita del 16%, portandosi al 56%”.

L'area con il maggior numero di smart workers è il Centro Italia con una percentuale del 54,8% (durante il primo lockdown si era arrivati al 67,1%); seguono il Nord con il 47,2% di lavoratori agili, e il Sud con il 43,1%.

Lo smart working fa bene anche all'ambiente grazie agli spostamenti ridotti, che contribuiscono a ridurre le emissioni di Co2 di circa 300 chili a persona l’anno, consentendo a ciascuno un risparmio di mille euro.

Il lavoro a distanza è apprezzato da imprenditori, ma anche da impiegati e funzionari: tra gli aspetti positivi vi sono la conciliazione vita-lavoro, il livello di concentrazione e la produttività individuale al raggiungimento degli obiettivi.

 

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