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La Nuova Direttiva UE sulla parità salariale e trasparenza retributiva: cosa cambia per lavoratori e aziende

MERCOLEDÌ 27 DICEMBRE 2023 | Lascia un commento
Scritto da Tatiana Sannio
La Direttiva (UE) n. 2023/970, recentemente approvata dal Parlamento Europeo con un ampio consenso il 30 marzo 2023, ha posto sotto i riflettori una serie di cambiamenti significativi in merito alla parità salariale e alla trasparenza retributiva. Oggi prenderemo in esame il concetto di gender pay gap, vedremo insieme quali saranno gli obblighi per le aziende e a quali sanzioni potrebbero incorrere per il mancato rispetto della direttiva.


La Direttiva (UE) n. 2023/97: trasparenza e parità retributiva di genere

Approvata dal Parlamento europeo lo scorso 30 marzo 2023 con 427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astensioni La Direttiva (UE) n. 2023/970 si pone l'ambizioso obiettivo di ridefinire il panorama della parità salariale e della trasparenza retributiva, aprendo la strada a una serie di innovazioni che avranno impatti significativi sulle dinamiche lavorative delle aziende europee.

Questa iniziativa, mira anche a creare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo per tutti i dipendenti. In sintesi, ecco quali saranno gli effetti di tale direttiva:

  • Gli Stati Membri avranno l'obbligo di adottare formalmente e recepire la direttiva nel proprio ordinamento entro tre anni.
  • Le imprese saranno tenute a specificare nelle offerte di lavoro l'ammontare della retribuzione prevista per la posizione offerta, comprensiva di eventuali bonus e benefici accessori. Questo cambiamento è finalizzato a garantire parità salariale indipendentemente dal genere, affrontando così le disparità retributive tra uomini e donne.
  • Inoltre, la direttiva vieta ai datori di lavoro di richiedere ai candidati informazioni sulla retribuzione relativa a precedenti o attuali rapporti di lavoro durante le fasi di selezione.

Il fulcro della nuova Direttiva: il Gender pay gap

Il gender pay gap, o divario retributivo di genere, costituisce una realtà preoccupante che la Direttiva (UE) n. 2023/970 affronta con determinazione. Sapevi che attualmente, a parità di ruolo, le donne nell'Unione Europea guadagnano in media il 13% in meno rispetto agli uomini? Se questi dati ti sembrano poco allarmanti sappi che si tratta di una disparità che, in termini pensionistici, si traduce in un gap che sfiora il 30%. Le percentuali riportate sottolineano una disuguaglianza salariale persistente che va ben oltre le differenze salariali superficiali. Il gender pay gap è spesso alimentato dalla mancanza di trasparenza retributiva, e questo divario si riflette in tutte le fasi della carriera, con impatti significativi sulle prospettive finanziarie delle donne. La nuova direttiva mira a colmare questa falla nella parità di retribuzione, rendendo obbligatoria l'indicazione della retribuzione annua lorda (RAL) negli annunci di lavoro. Una misura rivoluzionaria che cerca di eliminare le discriminazioni di genere nel contesto lavorativo, fornendo alle donne e agli uomini informazioni chiare e trasparenti sulle condizioni economiche offerte. Inoltre, la direttiva impone alle aziende di fornire una descrizione dettagliata dei criteri utilizzati per definire la retribuzione e l'avanzamento di carriera, contribuendo così a smantellare gli ostacoli che alimentano il gender pay gap. In un periodo di transizione di tre anni, gli Stati membri sono chiamati a recepire e attuare questa direttiva, aprendo la strada a un futuro più equo e paritario nel mondo del lavoro europeo. La speranza è che questa iniziativa possa portare a una riduzione significativa del gender pay gap, contribuendo a costruire un ambiente lavorativo più equo e inclusivo.

Nuove misure sulla Parità Retributiva: cosa cambia per le aziende

Una delle principali novità introdotte dalla Direttiva sarà l'obbligo per le aziende di indicare nella pubblicazione degli annunci di lavoro la retribuzione annua lorda (RAL) prevista per il ruolo offerto. Questa misura mira a prevenire disparità salariali legate al genere o ad altre caratteristiche personali, fornendo fin dall'inizio informazioni chiare ai potenziali candidati.

Inoltre, le aziende non potranno più richiedere ai candidati la loro retribuzione precedente, eliminando così la possibilità che essa diventi un punto di riferimento discriminatorio. Questo cambiamento mira a evitare situazioni in cui un candidato potrebbe essere offerto un salario leggermente superiore al precedente, ma ancora al di sotto di quanto dovuto in modo oggettivo.

Obblighi e sanzioni

La direttiva introduce nuovi obblighi e sanzioni per garantire la sua effettiva attuazione. Le aziende saranno tenute a mettere a disposizione dei lavoratori una descrizione dei criteri utilizzati per definire la retribuzione e l'avanzamento di carriera, promuovendo così una maggiore trasparenza. Inoltre, i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno rendere pubblicamente accessibili le informazioni sul divario retributivo tra uomini e donne all'interno dell'organizzazione. Questo aspetto si propone di individuare e correggere eventuali discrepanze salariali involontarie.

Ecco un riepilogo delle principali sanzioni previste:

  1. Sanzioni Pecuniarie: Le aziende che non rispettano gli obblighi di trasparenza retributiva e parità salariale potrebbero essere soggette a sanzioni pecuniarie. L'entità di tali sanzioni potrebbe variare in base alla gravità dell'infrazione e alle dimensioni dell'azienda.
  2. Rimedi Obbligatori: Nel caso in cui il divario retributivo tra uomini e donne superi una determinata percentuale (come il 5%), le aziende potrebbero essere obbligate a prendere misure correttive. Queste misure potrebbero includere la revisione delle politiche retributive, la collaborazione con i rappresentanti dei dipendenti e l'implementazione di azioni correttive per ridurre il divario.
  3. Obblighi di Reporting: Le aziende più grandi, con almeno 250 dipendenti, saranno tenute a rendere pubblicamente accessibili i dati sul divario retributivo tra uomini e donne all'interno dell'organizzazione. Questo obbligo di reporting mira a promuovere la trasparenza e a individuare eventuali disparità salariali.
  4. Inversione dell'Onere della Prova: Nel caso in cui i lavoratori si ritengano lesi per discriminazione retributiva di genere, la direttiva introduce l'inversione dell'onere della prova. Ciò significa che spetterà al datore di lavoro dimostrare la non configurabilità della discriminazione, altrimenti potrebbero essere applicate sanzioni.
  5. Risarcimento ai Lavoratori Lesi: I lavoratori che hanno subito discriminazione retributiva potranno richiedere risarcimenti che includano il recupero integrale delle retribuzioni arretrate, dei bonus o di altri pagamenti in matura. Questo elemento punta a compensare economicamente i danni subiti a causa delle disparità salariali.

È importante sottolineare che l'entità delle sanzioni e i dettagli specifici potrebbero variare a livello nazionale, in quanto gli Stati membri dovranno recepire e implementare la direttiva nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali.

Verso un'Europa più equa e inclusiva

La Presidentessa del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha sottolineato che la nuova normativa segna un salto di qualità verso l'uguaglianza, collegando il principio della parità di retribuzione al principio della parità di lavoro. La direttiva non solo rafforza quanto già previsto, ma amplia anche la sua portata, includendo la discriminazione intersezionale e i diritti delle persone non binarie.

Per concludere, la nuova direttiva europea sulla parità salariale e trasparenza retributiva è una mossa significativa verso un'Europa più equa e inclusiva. Offre a candidati e lavoratori maggiore trasparenza sulle retribuzioni e impone agli datori di lavoro di adottare politiche più neutre e non discriminatorie. Con sanzioni efficaci in caso di mancato rispetto, l'Unione Europea dimostra il suo impegno concreto nella lotta contro le disparità salariali di genere.

 



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