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Smart Working: di cosa si tratta e perché è così importante per le aziende

MARTEDÌ 16 LUGLIO 2019 | Lascia un commento
Foto Smart Working: di cosa si tratta e perché è così importante per le aziende
Scritto da Stefania Pili

Sempre più lavoratori al giorno d’oggi sono orientati verso una modalità di lavoro differente dalla versione tradizionale di ufficio fisso. Parliamo nello specifico del cosiddetto lavoro agile, detto più comunemente smart working

Secondo il sito ufficiale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il lavoro agile viene definito come: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

E si continua a leggere: “La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone). Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento - economico e normativo - rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall'INAIL nella Circolare n. 48/2017”.

Facciamo chiarezza: lo smart working deve essere visto come una trasformazione, un’evoluzione dello stile di vita di un lavoratore. Non deve essere confuso con il concetto di libera professione o di nomadismo digitale, ma come una prestazione professionale che viene svolta sia all’interno dell’azienda, sia all’esterno, a discrezione del dipendente che decide in totale autonomia e libertà la propria postazione, con gli orari prefissati nel proprio contratto. Quindi in parole povere, potete decidere di lavorare a casa, da una capitale europea o da una località esotica, purché abbiate a disposizione tutti gli strumenti tecnologici necessari assegnati dal datore di lavoro (responsabile anche della vostra sicurezza) Per quanto riguarda invece la durata del lavoro agile, dipende sempre dal contratto stipulato da entrambe le parti: può durare per qualche giorno nell’arco di un mese o per alcune settimane durante l’anno, o quasi del tutto a distanza dalla sede aziendale, questo è variabile anche dal tipo di ruolo ricoperto dal professionista.

 

Leggi anche: “chi sono i nomadi digitali: come nascono e di cosa si occupano

 

Esistono dei benefici per chi adotta lo smart working? Assolutamente sì, e non solo per l’azienda, ma anche per il lavoratore e per l’ambiente. Vediamoli più nel dettaglio.

 

  • Benefici per il lavoratore: vi è sicuramente un risparmio dal punto di vista sia dei costi che del tempo. Non vi è infatti la necessità di possedere per forza un mezzo per raggiungere l’ufficio e il conseguente investimento in carburante o in biglietti per i mezzi pubblici, e in tempo impiegato per andare e tornare da casa. Tutto ciò va a influire notevolmente sulla soddisfazione personale che ne deriva, grazie anche al tempo risparmiato e reinvestito nel lavoro e al minore stress. Grazie a questa flessibilità, scaturisce nel lavoratore anche una maggiore consapevolezza degli obiettivi da raggiungere nel proprio lavoro. Se il rapporto viene portato avanti con serenità e dedizione da parte di entrambi, si va a innescare anche un rapporto di fiducia che difficilmente si andrà a spezzare.
  • Benefici per l’azienda: naturalmente, vi è un considerevole taglio dei costi legato alle sedi fisiche aziendali, quindi relativi soprattutto alla gestione dell’illuminazione, del riscaldamento, della mensa e della pulizia in generale. Si può parlare anche di un miglioramento della collaborazione collettiva (legata anche agli strumenti digitali), riduzione delle tensioni e quindi dell’umore dei dipendenti che si sostengono a vicenda con un incremento di idee e creatività. Non solo, le aziende che adottano questo stile di lavoro si distinguono per modernità e per un maggior interesse nei confronti del benessere dei propri dipendenti.

 

Consulta anche: “l’importanza del lavoro di squadra: una risorsa preziosa nel lavoro quotidiano

 

  • Benefici per l’ambiente: grazie allo smart working si riducono notevolmente le emissioni di CO2 grazie al taglio dei mezzi privati, quindi minor traffico e cospicuo miglioramento dell’aria che respiriamo. I livelli di anidride carbonica si ridurrebbero, così come il tempo impiegato a rimanere in mezzo al traffico. Una ragione sufficiente per cambiare rotta a favore della flessibilità e della riduzione dell’inquinamento ambientale che è ormai tra i temi più discussi negli ultimi tempi.

 

 

E in Italia com’è la situazione? Dal 2017 sembra esserci stata una crescita con circa 300mila lavoratori assunti con un contratto smart. Secondo i dati dell’Osservatorio Digital Innovation, lo smart working in Italia continua a diffondersi sia nelle grandi imprese (24%), sia nelle PMI (9%). In ogni caso, si tratta di una crescita piuttosto lenta rispetto ai Paesi europei come Inghilterra e Olanda, dei veri e propri precursori del modello agile; in tutto il territorio europeo si evince che la percentuale dello smart working sia intorno al 17%, mentre gli Stati Uniti, si dimostrano i leader più smart con ben il 20% di impiegati assunti, percentuale che si pensa continuerà sempre più a crescere in futuro.

Secondo un recente studio di Randstad Workmonitor, l’idea dello smart working piace molto ai lavoratori italiani: più di otto su dieci, infatti, sarebbero a favore. Tuttavia, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, solamente il 36% di grandi aziende (su un campione di 206), lo applica. Ergo, esiste un vivo interesse ma vi è ancora un’assenza di cultura e mentalità aziendale in grado di evolvere verso un sistema più flessibile e fatto su misura del lavoratore. Serve una forte educazione manageriale per raggiungere un’idea di lavoro nuova e caratterizzata non più da controllo attento e vigile verso chi lavora, ma da una collaborazione basata sulla fiducia e il rispetto, che ne aumenti il rendimento e la soddisfazione complessiva.

 



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