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Quali sono le professioni più pagate? Ecco le lauree che permettono di guadagnare di più

MARTEDÌ 27 LUGLIO 2021 | Lascia un commento
Scritto da Stefania Pili

La pandemia non compromette la formazione, ma rallenta l'occupazione. Questo è un primo dato generale ricavato dal Rapporto Almalaurea 2021 presentato in diretta streaming all'Università degli studi di Bergamo. Tra gli altri importanti dati emerge anche la voglia di tornare a frequentare i corsi in presenza, anche se la Dad è stata comunque apprezzata dalla maggior parte dei laureati.

Per quanto riguarda la situazione occupazionale, invece, gli informatici godono di una posizione privilegiata rispetto a tutti gli altri, mentre gli psicologi si ritrovano ultimi in classifica con il guadagno minore di tutti.

Vediamo nel dettaglio la classifica completa e tutti i dati ricavati dall'ultima indagine Almalaurea.

 

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Bene gli informatici, ultimi gli psicologi

Il rapporto Almalaurea parla chiaro: i laureati in informatica occupano il primo posto della classifica con uno stipendio medio di 1.833 euro al mese, all'ultimo posto invece si trovano gli psicologi con circa 1.100 euro mensili. Non solo, una volta terminati gli studi, i dottori in informatica trovano lavoro nel 97% dei casi.

I laureati in Lettere, che si trovano in fondo alla classifica, risultano i meno pagati con una percentuale del 77% degli impiegati. Gli psicologi fanno registrare un livello di retribuzione tra i più bassi in Europa.

Poco sopra si trovano i laureati in Giurisprudenza che, a 5 anni dalla laurea, hanno ancora un tasso di occupazione piuttosto basso (79,7%) e stipendi da 1.468 euro al mese di media. Più o meno come gli architetti (1.456 euro), che però hanno un tasso di impiego molto più alto (89,8%). Fondamentale sottolineare anche che, un laureato in Lettere (che rappresenta un terzo del totale di questi corsi di laurea) guadagna più di un laureata in Giurisprudenza o in Architettura (1.407 euro contro rispettivamente 1.394 euro e 1.364 euro).

Per quanto riguarda, invece, le lauree a ciclo unico, la facoltà di Medicina ha permesso di arrivare a un livello di occupazione del 93,4% dei laureati, con un guadagno di circa 1.768 euro al mese.
 

L'effetto della pandemia sull'occupazione dei laureati

La pandemia risulta essere un fattore negativo ai fini del livello di occupazione giovanile in Italia. In base a un secondo rapporto Almalaurea sulla condizione lavorativa di 655mila laureati sparsi in 76 atenei, con un'analisi dei risultati raggiunti dai laureati nel 2019, 2017 e 2015, si è riscontrato che, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo: il 69,2% dei laureati di primo livello nel 2020 e il 68,1% di quelli di secondo livello hanno un lavoro, avendo concluso gli studi nel 2019.

Il tasso di occupazione, confrontandolo con quello precedente, è diminuito di 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello. A risentire maggiormente della situazione, è stato sicuramente chi si è ritrovato a cercare lavoro a un anno dalla laurea, in piena pandemia. Diversamente da quest'ultimi, i laureati a cinque anni dal conseguimento del titolo, risentono meno della crisi occupazionale da Covid-19: il loro tasso di occupazione è diminuito, rispetto all’ultima rilevazione, di 0,6 e di 0,9 punti percentuali, rispettivamente per i laureati di primo e secondo livello.

 

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Differenze territoriali e di genere

A parità di condizioni, gli uomini hanno il 17,8% di probabilità in più di lavorare a un anno dalla laurea rispetto alle donne. Inoltre, i residenti al Nord hanno il 30,8% di possibilità in più di trovare un impiego. Tuttavia, è importante precisare che la pandemia ha penalizzato in maniera più evidente i laureati residenti al Centro-Nord rispetto a quelli del sud, nonostante le migliori condizioni occupazionali pre-Covid-19 di chi vive al nord.

Le donne, rispetto ai colleghi uomini, hanno risentito maggiormente degli effetti della pandemia dal punto di vista dell'occupazione, specialmente nella seconda metà del 2020, caratterizzata da una graduale ripresa delle attività economiche.

 

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