Stipendi troppo bassi, ma non solo. I giovani lavoratori evidenziano diverse problematiche che riguardano anche limiti culturali e logistici. Il tutto è racchiuso nella situazione proposta dall’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche (INAPP). Un altro dato allarmante riguarda il fatto che pochi giovani considerano il lavoro come uno strumento per la realizzazione personale.
I dettagli dello studio INAPP
Dunque, l’indagine iNAPP è stata condotta su un campione di circa 45.000 soggetti tra i 18 e i 29 anni. Quasi la metà di loro, ovvero il 44%, ritiene il lavoro un modo per guadagnare.
Il 29% considera l’attività come una necessità, mentre solamente il 26% lo considera come una sorta di ascensore sociale, che offre la possibilità di sfruttare un’occasione per realizzarsi dal punto di vista professionale.
Una sfiducia evidente
La sfiducia da parte dei giovani inizia subito già dalla fase iniziale della ricerca. Infatti, l’INAPP ha evidenziato che un terzo dei giovani esprime una forte insoddisfazione sulle offerte di lavoro visionate.
Ma la cosa che preoccupa maggiormente riguarda i salari, che vengono giudicati troppo bassi e non sufficienti a coprire le spese necessarie per essere autonomi. Basti pensare al costo degli affitti, soprattutto nelle grandi città, alle bollette e al carrello della spesa.
Inoltre, i giovani si dicono sempre più sfiduciati in merito all’inserimento nel mercato del lavoro. E qui non entra in gioco solo parte economica, ma si sottolineano evidente limiti strutturali e culturali, che riducono la possibilità di realizzazione personale e professionale.

Poca attinenza con il titolo di studio
L’insoddisfazione dei giovani per quanto riguarda le retribuzioni, soprattutto all’inizio della carriera, viene accompagnata da altri aspetti considerati critici.
Gli under 30 evidenziano una scarsa qualità di inquadramento e una mancata correlazione tra mansione e titolo di studio che, spesso, viene conseguito dopo anni di formazione.
Cresce, purtroppo, anche il numero di rapporti di lavoro irregolari o instabili, che naturalmente complicano in maniera esponenziale la possibilità di avere una continuità salariale e la maturazione di esperienze.
Problemi logistici
L’Istituto, nella propria analisi, sottolinea che pesano in maniera importante anche le difficoltà logistiche, oltre che relazionali.
In particolar modo, nei piccoli centri, emerge chiaramente una rete di collegamenti troppo carente e questo porta a una oggettiva difficoltà negli spostamenti lavorativi.

Il ruolo delle giovani lavoratrici
Dobbiamo purtroppo parlare, ancora una volta, delle diseguaglianze di genere. Infatti, le donne tra i 18 e i 29 anni riscontrano forti difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata, pur comunque mostrando un’attenzione maggiore alla flessibilità orario e al lavoro da remoto.
Anche in questo caso, il giudizio sull’offerta delle aziende è estremamente negativo, dato che non ci sono piani di welfare adeguati, oltre al fatto che non vanno nella direzione di una migliore conciliazione familiare.
Buone notizie su domanda e offerte
Ci sono però anche alcuni aspetti positivi. Secondo l’INAPP una possibile svolta per i giovani riguarda i movimenti che sono in corso sul mercato del lavoro, che dimostrano una domanda da parte delle aziende superiore all’offerta anche per le professionalità più qualificate.
Ricordiamo infine che il nostro Paese è alle prese con un rapido invecchiamento della popolazione, basti pensare al fatto che la natalità è ai minimi storici.
Oggi i giovani fanno grande fatica a ritagliarsi una posizione lavorativa che sia soddisfacente. Non è un caso che, secondo il 21° rapporto Eures, chi oggi ha tra i 15 e i 34 anni considera l’occupazione come un miraggio.
Difficoltà confermate anche dai recenti dati ISTAT che, a marzo 2025, hanno registrato un aumento delle disoccupazione giovanile al 19%, in un contesto di crescita che è dominato prevalentemente da contratti dipendenti stabili.