Blog e News

Fingere di lavorare: il fenomeno del task masking

MARTEDÌ 02 SETTEMBRE 2025 | Lascia un commento
Foto Fingere di lavorare: il fenomeno del task masking
Scritto da Marco Fior

Il task masking mira a mascherare la propria attività in ufficio, fingendo di fatto di essere pieno di lavoro, quando in realtà non è così. Si tratta di un fenomeno che continua a crescere, non a caso è diventato virale su alcuni popolari social. Certamente riguarda la Generazione Z, ma in realtà non risparmia nemmeno gli over 40 e 50, Millenials e Generazione X, sebbene con alcuni aspetti differenti.

 

 

Cos’è il task masking

Dunque, per task masking si intende un comportamento che vede il lavoratore fingere una mole di lavoro elevata, quando in realtà viene solamente amplificata per far vedere di essere produttivi.

Sono diversi gli esperti che sostengono che questo fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale soprattutto dopo il ritorno al lavoro in presenza, quindi al termine della pandemia e del ricorso allo smart working che ne è derivato.

A conferma di questi numeri, c’è un sondaggio condotto da Workhuman che evidenzia come il 36% dei dipendenti finge di essere oberato da scadenze e progetti da terminare, solamente per evitare carichi ulteriori e il bornout che ne consegue.

 

Un tentativo di evitare lo stress

A quanto pare quindi il task masking altro non è che un tentativo di evitare un stress eccessivo, che deriva dalla netta sensazione di dedicare energie elevate al lavoro, tralasciando la vita privata.

È evidente che la pandemia ha fatto emergere nuovi equilibri tra lavoro e vita privata, ovvero il work Life balance, un tema particolarmente caro alle nuove generazioni. Non è casuale che su questo tema si parla insistentemente sui social, soprattutto su TikTok, dove addirittura ci sono video tutorial su come adottare il task masking.

I video in questione hanno superato 1,1 milioni di visualizzazioni tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Tra i suggerimenti più diffusi c’è quello di camminare velocemente in ufficio per dare l’impressione di essere di fretta.

Oppure ancora, picchettare sulla tastiera o sbuffare per evidenziare la propria frustrazione.

Un modo per imbrogliare il proprio capo?

Se è vero, come detto, che in rete spopolano i consigli su come fare task masking, è altrettanto vero che non mancano le polemiche. Soprattutto si punta il focus sulla correttezza di questo comportamento che può essere addirittura automatizzato acquistando dei software, per pochi euro, che muovono il mouse anche in assenza del lavoratore.

In questo caso parliamo di jiggler o mouse shuffler. Ad ogni modo, in molti concordano sul fatto che questo è un comportamento poco corretto nei confronti dell’azienda per la quale si lavora.

Ma non è tutto, è evidentemente anche una sorta di autosabotaggio per il lavoratore stesso, dato che passare diverse ore in ufficio e essere valutato per quanto si appare impegnati e non per ciò che davvero si fa, è effettivamente mortificante.

Il task masking tra le generazioni

Come abbiamo detto all’inizio, il fenomeno del task masking riguarda prevalentemente la Generazione Z, che apparentemente sembra meno incline al sacrificio e alla dedizione sul lavoro, almeno rispetto alle precedenti generazioni.

Ormai è acclarato che la Gen Z è quella più sofferente all’obbligo di trascorrere determinare ore in ufficio. È anche vero che oggi, grazie alla tecnologia e all’evoluzione del mondo del lavoro, ci sono numerose possibilità per poter lavorare da remoto, gestendo così al meglio l’equilibrio tra vita privata e lavorativa. E questo è senza dubbio un aspetto fondamentale per i più giovani.

In questo senso comunque anche molte aziende stanno facendo passi avanti, dando la possibilità ai lavoratori di essere valutati in base agli obiettivi raggiunti e non al tempo trascorso in ufficio.

Si tratta certamente di un approccio più moderno e flessibile, molto distante dall’immaginario collettivo che, fino a qualche tempo fa, individuava l’ultimo che lasciava l’ufficio come il più bravo e che si impegnava di più. Questo è uno stereotipo che oggi non è più attuale, o almeno non quanto lo era in passato, ma resta difficile da scardinare.

 

Un diverso approccio per la Generazione Z

Da parte della Generazione Z c’è un approccio evidentemente diverso al mondo del lavoro. Questo spiega la nascita di fenomeni come il task masking. È chiaro che i più giovani hanno possibilità molto più ampie, possono scegliere tra lavori più tradizionali o più innovativi.

La scelta è davvero elevata e questo crea comunque una certa difficoltà quando ci si trova a dover prendere una decisione sul proprio futuro professionale. 

Optando per un lavoro tradizionale aumenta notevolmente il rischio di ritrovarsi in una situazione di frustrazione, che può spingere il lavoratore a mettere in atto comportamenti al limite come, appunto, quello del task masking.

Dunque, è essenziale valutare attentamente il proprio futuro, privilegiando una professione maggiormente appagante dal punto di vista personale, soprattutto per la possibilità di adottare un migliore work Life balance.



LinkedIn
Whatsapp
LASCIA UN COMMENTO
Acconsento al trattamento dei miei dati personali in conformità alle vigenti norme sulla privacy. Dichiaro di aver letto e accettato l'informativa sulla privacy
INVIA COMMENTO