Il mediatore culturale è una figura professionale bilingue che si occupa di favorire l'interazione e il dialogo tra individui e gruppi di lingue e culture diverse. L'obiettivo è di semplificare la comunicazione tra i cittadini di origini e culture differenti e le istituzioni pubbliche, al fine di favorire l'inclusione sociale degli stranieri.
Mediatore deriva dal lat. tardo mediator -oris, der. di mediare ‘stare nel mezzo'. Culturale deriva dal lat. cultura, der. di cultus, p. pass. di colĕre ‘coltivare’.
Il compito principale del mediatore culturale è di mediare tra culture attraverso una conoscenza approfondita della lingua, della cultura e del contesto socio-politico del Paese in cui vive e del Paese di origine delle persone straniere che segue.
Il mediatore interculturale può lavorare come interprete tra insegnanti e allievi immigrati, tra personale medico-sanitario e rifugiati, tra impiegati pubblici e richiedenti asilo, o anche per fornire un orientamento culturale e facilitare il percorso di integrazione di stranieri ed immigrati, di tutte le fasce di età (bambini, minori, adulti) attraverso lo strumento del dialogo.
Fornisce assistenza a persone immigrate ed extracomunitarie per usufruire dei servizi pubblici, assicura il corretto adempimento di tutte le pratiche burocratiche per gli stranieri, offre consulenza linguistica e culturale ad associazioni e strutture che si rivolgono agli stranieri e propone attività di accoglienza e integrazione.
Occorre fondamentalmente essere bilingui e conoscere perfettamente le culture che devono relazionarsi. Tra le lingue più importanti: inglese, francese, portoghese, russo, lingue africane (oromo, wolof, swahili, tigrino), lingue asiatiche e mediorientali (arabo, persiano, urdu), e lingue orientali come il cinese.
Il percorso ideale è una laurea in Mediazione Linguistica e Interculturale, in Lingue e Culture Straniere, in Traduzione e Interpretariato, Scienze dell'Educazione, oppure in Giurisprudenza e Scienze Politiche.
Importante anche una formazione nel sociale con periodi di studio, di volontariato o di lavoro all'estero. Esistono anche corsi per mediatori culturali che preparano alla professione, organizzati da diversi enti e istituti di formazione.
Un mediatore interculturale conosce anche le leggi e le politiche sull’immigrazione in Italia, i regolamenti e degli accordi nazionali e internazionali in materia di immigrazione, i protocolli e le procedure burocratiche da seguire, oltre che le tutele previste per le persone straniere.
Il mediatore culturale deve avere una perfetta padronanza di almeno due lingue e possedere una formazione multiculturale.
Deve conoscere la legislazione sull'immigrazione e sull'asilo e le strategie per il contenimento dei conflitti e possedere ottime doti comunicative, empatia e apertura mentale.
Completano il profilo adattabilità e flessibilità oraria, resistenza allo stress, capacità di problem solving, competenze organizzative e gestionali.
Il mediatore culturale può lavorare in diversi ambiti, ad esempio quello scolastico ed educativo, quello socio-sanitario, nell'amministrazione penitenziaria e via dicendo.
Può inoltre specializzarsi in un settore specifico: accompagnamento di donne straniere o di bambini e adolescenti immigrati, diventare responsabile di un centro di accoglienza o di una cooperativa che offre servizi per stranieri e rifugiati. O, ancora, può lavorare come insegnante di italiano per stranieri, educatore, traduttore e interprete, oppure come addetto o responsabile comunicazione per enti e realtà del Terzo Settore attivi nel campo dell'inclusione sociale.
Un mediatore culturale può anche partecipare al concorso per Funzionari Mediatori Culturali del Ministero della Giustizia, e decidere di lavorare per conto di agenzie internazionali come l'ONU o l'UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), o andare all'estero con ONG attive nei Paesi in via di Sviluppo.
Lo stipendio medio è di 1.000 euro netti al mese (circa 16.900 euro lordi all'anno. La retribuzione può partire da uno stipendio minimo di 800 euro netti al mese, mentre lo stipendio massimo può superare i 1.500 euro netti al mese.
Si tratta di una professione adeguata a chi è molto portato per le lingue e ha una mentalità aperta agli scambi culturali, l'accoglienza e l'integrazione dei migranti.
Una figura sempre più importante e richiesta per favorire il dialogo e il rispetto tra cittadini italiani e stranieri, sia nel settore pubblico che nel privato: nella sanità, nei servizi sociali, nell'istruzione e in ambito giudiziario.