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Ritenuta d'acconto per prestazione occasionale: di cosa si tratta e quando utilizzarla

VENERDÌ 29 NOVEMBRE 2019 | Lascia un commento
Foto Ritenuta d'acconto per prestazione occasionale: di cosa si tratta e quando utilizzarla
Scritto da Stefania Pili

Nel mondo del lavoro esistono diverse modalità di pagamento. Per chi non ha un lavoro stabile con un contratto ben definito, o per chi non ha, o non ha ancora aperto partita IVA per esercitare l'attività di libero professionista a tutti gli effetti, esiste la ritenuta d'acconto per prestazione occasionale.

Cos'è la ritenuta d'acconto per prestazione lavorativa occasionale? Si tratta di un sistema di pagamento utilizzato dal committente per pagare i lavoratori che offrono una prestazione di lavoro del tutto occasionale. Sono soprattutto i giovani che usufruiscono di questa modalità, poiché ancora non sufficientemente inseriti nel mondo del lavoro, o desiderosi di avviare un'attività di liberi professionisti, non avendo ancora guadagni consistenti o duraturi nel tempo per poter gestire una partita IVA. In generale, la ritenuta d'acconto per prestazione occasionale è una trattenuta che opera il datore di lavoro, e che rappresenta un anticipo sulle imposte del collaboratore. Il lavoratore, in questo modo, riceve una parte in meno del suo compenso, in base alla percentuale applicata: un acconto sull'Irpef che verrà poi versato allo Stato. La ritenuta d'acconto sulle prestazioni occasionali non deve superare un certo numero di giorni all'anno e un compenso massimo di 5.000 euro l'anno. 

Chi può utilizzare la ritenuta d'acconto per prestazione occasionale? Tutti i lavoratori che eseguono un lavoro saltuario, chi non ha la partita IVA, ma anche i disoccupati che approfittano di qualche utile offerta di lavoro temporanea. L'importante è che si tratti di una collaborazione lavorativa che permetta di ricevere un compenso per il lavoro svolto, senza l'obbligo di sottoscrivere contratti di lavoro subordinati, molto utile anche per ridurre le eventuali retribuzioni non in regola.

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Cosa si intende per lavoro autonomo occasionale? La disciplina della prestazione occasionale, dal punto di vista legislativo, è regolata dal decreto attuativo del Jobs Act (D.Lgs. 81/2015), definito dall'articolo 2222 del Codice Civile sul contratto d'opera. Si tratta di una tipologia di rapporto lavorativo a carattere sporadico e non continuativo, che ha per oggetto la cessione di un'opera o di un servizio da parte di un soggetto lavoratore nei confronti di un committente, o datore di lavoro. Ciò che differenzia sostanzialmente il lavoro autonomo occasionale dalle prestazioni lavorative di un professionista con regolare partita IVA, è da ricercare proprio nella durata del lavoro svolto. Inoltre, la prestazione occasionale definisce anche l'autonomia da parte del lavoratore nei confronti del committente: questo sia in base alle tempistiche che occorrono per svolgere la prestazione, sia in relazione alla modalità di esecuzione dell'opera o del servizio. Questo significa che il rapporto di collaborazione non è in alcun modo soggetto a coordinamento o subordinazione: il lavoratore deve quindi essere libero di svolgere il lavoro assegnato con piena libertà decisionale. 

Consulta anche: “Decreto Legislativo Salva Imprese e mini riforma Jobs Act: novità e cambiamenti

 

Chi non può avvalersi della ritenuta d'acconto per prestazione occasionale? Le imprese edili e affini, relative alle attività di escavazione o di lavorazione di materiale lapideo, altre imprese del settore minerario, le cave e torbiere, appalti di opere o servizi e in agricoltura. Inoltre, come già accennato in precedenza, non possono usufruire della prestazione occasionale, i lavoratori che possiedono un regolare rapporto di lavoro. 

Ritenuta d'acconto per collaborazione occasionale: come funziona? Il collaboratore occasionale deve consegnare al committente la ricevuta della prestazione occasionale, più l'imposta di bollo, nel caso in cui il compenso superi i 77,47 euro. Il committente, da parte sua, una volta ricevuta la ritenuta d'acconto, deve provvedere a effettuare il pagamento. Spesso è lui a preparare in anticipo il documento con la ricevuta della prestazione occasionale, ma l'obbligo di fornire e consegnare il tutto spetta comunque al collaboratore. Per poter compilare in modo corretto la ricevuta, occorre che vengano inseriti alcuni dati specifici dal punto di vista fiscale. Vediamoli insieme:

  • data e numero della ricevuta;

  • dati personali del collaboratore, nello specifico, nome, cognome, indirizzo e codice fiscale;

  • dati del committente: partita IVA o codice fiscale;

  • descrizione dell'attività lavorativa svolta dal collaboratore;

  • importo del compenso lordo pagato;

  • importo della ritenuta d'acconto applicata (20%);

  • importo netto;

  • imposta di bollo (sopra i 77,47 euro);

  • firma del collaboratore.

 

Un esempio potrebbe essere un lavoro occasionale di redazione articoli per un Blog con un compenso di 1.000 euro: 

- Compenso lordo per la redazione di n°… articoli: 1.000 euro

- Ritenuta d’acconto 20%: 200,00 euro

- Totale da pagare: 800,00 euro

Il totale netto di 800,00 euro spetta al lavoratore, i 200,00 euro saranno dati allo Stato in qualità di ritenuta d'acconto sull'Irpef.

Quindi, una volta preparata e consegnata la ricevuta completa, il committente ha il dovere di:

  • versare l'importo netto al lavoratore, meglio se con strumenti di pagamento tracciabili;

  • versare l'importo della ritenuta d'acconto, per conto del collaboratore, tramite modello F24 entro il 16 del mese successivo alla data della ricevuta. 

Il collaboratore deve invece procedere alla dichiarazione dei redditi, indicando tutti i compensi ricevuti tramite ritenuta d'acconto. In base al reddito totale percepito dichiarato, delle deduzioni e detrazioni, lo Stato potrà restituire una parte o l'intera percentuale pagata o, nel caso in cui le tasse dovessero superare il 20% già versato, chiedere un conguaglio. 

La ritenuta d'acconto va applicata solo nei casi in cui la prestazione venga effettuata nei confronti di un sostituto d'imposta, quindi verso:

  • imprese e professionisti che non applicano il regime forfettario;

  • società di persone e di capitali;

  • associazioni ed enti di ogni tipo;

  • condomini.


Dichiarazione dei redditi con ritenuta d'acconto per prestazione occasionale: occorre presentarla? Chi ha lavorato con ritenuta d'acconto può essere esonerato dal presentarla; l'importante è che il lavoratore abbia percepito compensi solo ed esclusivamente a carattere occasionale, e che durante l'anno abbia guadagnato al massimo 4.800 euro (soglia sotto la quale vi è una detrazione Irpef che abbatte l'imposta dovuta). In ogni caso, se il contribuente che ha lavorato in ritenuta d'acconto ha avuto un reddito annuo inferiore alla soglia di 4.800 euro, ha diritto a detrazioni o deduzioni fiscali, e può recuperare queste somme come crediti d'imposta. 

Solo quando si raggiungono i 5.000 euro lordi annui, il lavoratore deve avere il versamento dei contributi previdenziali, che finiscono nella gestione separata dell'Inps, alla quale il collaboratore deve essere iscritto.

 

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