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4 storie di imprenditori di successo partiti da zero: quando i soldi a volte non contano (o quasi)

MERCOLEDÌ 28 AGOSTO 2019 | Lascia un commento
Foto 4 storie di imprenditori di successo partiti da zero: quando i soldi a volte non contano (o quasi)
Scritto da Stefania Pili

Oggi vogliamo raccontarvi alcune storie imprenditoriali che vi sorprenderanno e vi faranno riflettere. Delle storie vere, nate dalla volontà di farcela, di arrivare al successo senza montarsi la testa e senza quasi un soldo. Vi siete mai domandati come siano nate alcune delle imprese più famose al mondo? La prima risposta è sicuramente l’aver avuto un grosso capitale a disposizione, ma possiamo dirvi con certezza che questo non è sempre stato vero, anzi. 

 

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Vediamo quindi insieme le quattro storie di imprenditori di successo partiti da zero:

 

  • Leonardo del Vecchio: classe 1935, fondatore e presidente di Luxottica dal 1961, nel 2019 è stato anche proclamato secondo uomo più ricco d’Italia dietro a Giovanni Ferrero. Luxottica è niente meno che la società produttrice e venditrice di occhiali e lenti più potente al mondo: una forza imprenditoriale incredibile che fa stimare a Del Vecchio un patrimonio netto di circa 20 miliardi di dollari. L’infanzia dell’imprenditore non è stata però così rosea e felice; ultimo di quattro fratelli, è stato l’unico cresciuto in un orfanotrofio poiché la madre, rimasta vedova, (il padre era un commerciante di frutta) non poteva più occuparsi di lui; in seguito comincia a lavorare come operaio in una fabbrica di incisioni e ricambi per occhiali da vista, lavoro che gli costa purtroppo la perdita di un dito. Nonostante le sfortune, appena 23enne, Del Vecchio decide di specializzarsi in incisioni metalliche decidendo poi di aprire il suo negozio di stampaggio ad Agordo, in provincia di Belluno, una piccola bottega che vendeva montature per occhiali. Dopo tre anni, il negozio si trasforma nella società Luxottica S.a.s.. La determinazione e la costanza lo hanno fatto diventare uno dei più grandi imprenditori di occhiali al mondo con circa 82.282 dipendenti e oltre 8.000 negozi: “Ho fondato tutta la vita sui valori veri: sono la cosa più importante. Sono la dimostrazione che si può fare impresa in Italia ed essere onesti allo stesso tempo. Certo, a nessuno piace pagare le tasse. Ma a me piace fare sonni tranquilli”.

 

  • Ingvar Kamprad: l’uomo che ha messo in piedi l’impero dell’arredamento a basso costo, IKEA. Venuto a mancare alla veneranda età di 91 anni, si può dire che la vita di Kamprad sia stata lunga e vissuta appieno fin dall’infanzia: il piccolo Ingvar viveva insieme alla famiglia in un antico villaggio della Svezia rurale. A sette anni era un bambino che vendeva fiammiferi ai vicini per guadagnare qualche moneta, poi iniziò con le matite, gli addobbi natalizi,  i biglietti d’auguri e altri piccoli articoli regalo e di cancelleria. A 17 anni fonda una società chiamata IKEA, abbreviazione di Ingvar Kamprad e di Elmtaryd e Agunnaryd, rispettivamente la sua città natale e la fattoria dove visse. A 21 inizia nella sua impresa di vendere mobili per corrispondenza e a 27 apre il suo primo mobilificio, dando inizio alla nuova era dei mobili a basso costo: “Produrre a basso a costo per vendere a basso costo”. Oggi la società conta un fatturato pari a 38 miliardi di euro e più di 270 negozi distribuiti in 36 nazioni. Non si tratta solo di compare mobili low cost, ma di una rivoluzione che ha investito il mondo su un nuovo modo di concepire la casa e l’abitare. Un uomo tra i più ricchi al mondo secondo la classifica Forbes del 2007 ma sempre col pallino del risparmio, proprio come la sua idea di business: “Che male c’è confrontare i prezzi sulle bancarelle e scegliere le cose più convenienti? O andare al mercato prima della chiusura, quando fanno gli sconti? Penso sia meglio passare per tirchi che buttare i soldi dalla finestra”

 

  • Howard Schultz: forse il nome non vi dirà molto ma probabilmente, citando Starbucks, qualcosa vi viene in mente! Nato il 19 luglio 1953, Shultz è tra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti con un patrimonio stimato a 2 miliardi di dollari. Il suo successo ha origine nei quartieri popolari e operai di Brooklyn dove capisce realmente cosa significa la povertà; il padre fu costretto a non lavorare per anni a causa di un infortunio ed è solo grazie alla sue doti di giocatore di football che riesce a ottenere una borsa di studio che lo fa entrare di diritto all’Università del Michigan: in seguito decide di rinunciare allo sport e sottoscrivere un prestito d’onore. Per potersi mantenere fa il barista, vende il proprio sangue e successivamente, a 22 anni, trova lavoro alla Xerox, multinazionale di fotocopiatrici e stampanti che gli offre la possibilità di arrivare alla Hammarplast, ditta svedese con sede a New York che realizza prodotti per il caffè. In poco tempo da semplice venditore si trasforma in Vice Presidente e Responsabile della Divisione Commerciale: grazie a esso entra in contatto con una piccola torrefazione di Seattle, si chiamava Starbucks. Fu talmente catturato e ammaliato dal lavoro dei suoi fondatori da diventare, l’anno dop,o il suo Direttore Marketing e Retail. Il suo obiettivo è trasformare la torrefazione in caffetteria a tema italiano e prova a riuscirci da solo con l’insegna “Il Giornale”  cercando i fondi necessari per l’impresa: dopo varie porte in faccia, Il Giornale acquisisce le caffetterie Starbucks per 3,8 milioni di dollari e Shultz ne diventa CEO. Qualche anno più tardi il mondo rimane affascinato dall’idea e oggi Starbucks conta oltre 22mila di caffetterie in oltre 65 Paesi con un fatturato di 16 miliardi di dollari: "Crescendo mi sono sempre sentito come se stessi vivendo dal lato dei meno privilegiati. Sapevo che da quell'altro lato le persone avevano più risorse, più soldi, famiglie più felici. E per qualche ragione, non so come o perché, ho voluto scavalcare il recinto e realizzare qualcosa che andasse al di lа di ciò che le persone ritenevano possibile. Avrò pure giacca e cravatta addosso ora, ma so da dove vengo e so cosa vuol dire.”

 

  • Jan Koum: un giovane di 43 anni che qualche anno fa ha co-fondato l’impero moderno della messaggistica. Parliamo di Whatsapp, applicazione di messaggistica istantanea creata nel 2009 che a oggi fa parte del gruppo Facebook Inc. Koum, nato a Kiev e cresciuto a Fastiv, in Ucraina, decide di lasciare il suo paese a solo 16 anni per sbarcare negli Stati Uniti insieme alla madre e alla nonna. Insieme riescono a potersi permettere un appartamento grazie agli aiuti dell’assistenza sociale. Koum pian piano riesce a studiare informatica da autodidatta e al contempo lavorare per aiutare la famiglia. Negli anni successivi si iscrive all’Università di San Jose dove, grazie all’amicizia con alcuni hacker, riesce a fare esperienza nel campo e a riuscire a lavorare per Yahoo! Piccola precisazione, i due hacker in questione erano niente meno che i fondatori di Napster, Shawn Fanning e Sean Parker. Lavorando alla Yahoo! incontra Brian Acton, il secondo fondatore di Whatsapp, con il quale lascerà l’azienda nel 2007. Dopo numerosi viaggi e anche dopo le porte chiuse in faccia da parte di Facebook, nel 2009 inizia a ideare un’app in grado di mettere in contatto tra loro le persone senza inserire né password né account, simile a Skype ma collegato al numero di cellulare; Brian successivamente entra in società e i due, dopo aver ottenuto un prestito, presentano la formidabile creazione che riuscirà anni dopo a fare breccia oltre che nel cuore di tutti noi, anche in quello di Mark Zuckerberg, lo stesso che non lo aveva assunto qualche anno prima. Il fondatore di Facebook riesce così a comprare Whatsapp per 19 miliardi di dollari facendo diventare Jan Koum un giovane miliardario con un patrimonio di 9,7 miliardi dl dollari. Un ragazzo che con le sue umili origini continua il suo lavoro con impegno e devozione senza dimenticare i veri valori della vita. 

 

Vi siete ricreduti? Aver letto queste incredibili storie di vita, di difficoltà ma anche di successo, fa capire realmente quanto conti la reale determinazione nel portare avanti le proprie idee. Non fatevi suggestionare dalla negatività, dalla crisi e dalla mancanza di lavoro, andate avanti per la vostra strada e non fatevi fermare da nessuno. 

 

Consulta anche: “creare una startup innovativa: di cosa si tratta e quali sono i requisiti necessari



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