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Come proteggersi dalla negatività sul posto di lavoro

MARTEDÌ 19 GENNAIO 2021 | Lascia un commento
Foto Come proteggersi dalla negatività sul posto di lavoro
Scritto da Stefania Pili

Il lavoro occupa gran parte delle nostre vite e, pertanto, può avere effetti significativi sul nostro umore quotidiano. In molti però, soffrono di un cosiddetto stress passivo, una sorta di malumore causato dall'ambiente di lavoro, una negatività costante che va a intaccare il nostro sistema nervoso.

Di conseguenza, come tenere lontana questa negatività? E come riuscire a trattare con colleghi lamentosi, pessimisti e, talvolta, provocatori? Pensate, ne bastano pochi, anche solo due o tre per demoralizzare l'intero ufficio o, come spesso avviene oggi, durante le videoconferenze a distanza.

Non è mai facile avere a che fare con situazioni del genere, specie se si tratta del quieto vivere o, meglio dire, quieto lavorare. Ognuno possiede una personalità differente e, talvolta, di fronte a colleghi che si lamentano, creano problemi, criticano, ci si sente spesso impotenti e frustrati, quasi rassegnati a sopportarli per non creare, a nostra volta, ulteriori preoccupazioni. Ma tollerare troppo e per troppo tempo rischia di non essere la strategia migliore, viste le conseguenze sul proprio equilibrio psicologico.

 

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Le conseguenze negative

Affinché il tempo sul lavoro trascorra nel modo più spensierato possibile, occorre che ci sia un elemento fondamentale: l'armonia. Grazie a essa, si possono instaurare rapporti di fiducia e rispetto, senza stress e senza lasciarsi contagiare dalla negatività creata (anche involontariamente) da qualcuno. Lo stress passivo (lo stress altrui che anche noi percepiamo) tende, infatti, a rovinare lo stato d'animo positivo che dovrebbe esserci nel nostro cervello, cosa che non avviene se veniamo contagiati dalle emozioni degli altri. Le conseguenze sono inevitabili: calo della produttività in primis, seguiti da ansia e nervosismo costanti. Sì perché, qualunque sia il motivo del mancato affiatamento tra gelosia, competizione o semplice incompatibilità di carattere, i problemi e i momenti di tensione in queste situazioni possono ingigantirsi fino ad avere un impatto negativo non solo su di noi e sui colleghi, ma anche sull'azienda o i clienti stessi.

La scienza ha dimostrato come il nostro cervello sia proprio predisposto al contagio emotivo. Le emozioni viaggiano attraverso i cosiddetti neuroni specchio, speciali cellule nervose che consentono di entrare in sintonia e in empatia con gli altri. In questo modo, purtroppo, il cervello assimila anche tutto il malumore, lo stress, la paura e l'incertezza della persona con la quale parliamo o entriamo in contatto, anche solo visivamente attraverso uno schermo. In base a una ricerca dell'Università della California, se nel nostro campo visivo c'è qualcuno che sta provando ansia, per esempio, siamo portati, automaticamente, a sperimentare la stessa sensazione e ad avere effetti significativi sul nostro sistema nervoso.

Basta cogliere dei semplici indizi, come quelli non verbali, visivi, ma anche quelli legati al sistema olfattivo; è stato provato, infatti, che i sensi dell'olfatto percepiscono l'odore di sudore indotto dalla tensione e, allo stesso tempo, il cervello è in grado di rilevare se si tratta di stress basso o elevato e se ci sono potenziali minacce nell'ambiente. Gli studiosi ora si trovano coinvolti ancor di più nello studio del contagio emotivo in una dimensione del tutto nuova, quella legata al digitale, dove esistono modalità di comunicazione differenti, ma sempre in grado di diffondere “virus emotivi” e altri stati d'animo.

 

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Come evitare e gestire il malumore

Tra chi si lamenta, chi esagera col vittimismo, chi evita di prendersi delle responsabilità, chi ha sempre una scusa e si lamenta sempre, occorre fare qualcosa per salvaguardare sé stessi e il proprio lavoro. Ecco alcuni consigli per cercare di evitare e gestire la negatività contagiosa sul lavoro:

Capire la causa: cosa rende alcune persone così negative e intolleranti a tutto? Se tieni a un ambiente di lavoro sano e rispettoso, cerca di fare una valutazione oggettiva della situazione, provando a ragionare da un diverso punto di vista, non solo dal tuo, magari parlandone con qualcuno di fiducia. Se ti capita di parlare con la persona in questione, chiedi se c'è qualcosa che non va, se c'è qualcosa che la turba, e ascolta le ragioni della sua insoddisfazione. Potrebbe trattarsi anche di uno stress da Burnout o di altre serie motivazioni: in questi casi bisogna munirsi di tanta comprensione e pazienza.

Inverti la spirale negativa: non bisogna ascoltare soltanto gli altri ma anche sé stessi, individuando da cosa ci facciamo contagiare, cosa ci fa sentire irritati e abbattuti. Capire la causa del contagio è il primo passo per sapersene difendere e cercare di invertire la spirale negativa, senza farci agganciare. Fai tu il primo passo, diffondi tu il buonumore con un semplice sorriso o una gentilezza. Se è vero che gli stati d'animo sono contagiosi, cerca di contagiare in bene, infondendo serenità con commenti costruttivi, complimenti e dando una mano laddove occorre. Non puoi impedire agli altri di gestire le loro reazioni, ma puoi farlo tu, per quanto possibile.

Metti dei paletti: anche se sei dotato di grande autostima e pensi di essere in grado di gestire anche l'impossibile, è necessario mantenere dei confini, comunicando con gli altri ma senza farsi invadere. Devi prendere le distanze dalla negatività, non dalle persone. Pensa prima di tutto a te stesso, alla tua persona, cercando di capire che, arrivato a un certo punto, l'ansia e la stanchezza ti rendono molto più vulnerabile di quanto tu pensi. Se ci sono lavori da svolgere con colleghi “negativi”, spiega con calma che hai una visione diversa di come si deve lavorare e concentrati sull'incarico assegnato, basandoti sulla professionalità e l'entusiasmo.

Chiedi aiuto: se la situazione ti mette sempre più a disagio e diventa insopportabile, l'ideale sarebbe parlare con i tuoi superiori e metterli al corrente del disagio. Non si tratta di "fare la spia", ma di argomentare le ragioni del tuo malessere e dell'eventuale scarso rendimento lavorativo. Non devi puntare il dito contro nessuno, ma fornire dei feedback precisi che vanno a incidere anche sull'azienda. Il tuo superiore potrebbe mettersi in contatto con un esperto delle Risorse Umane per occuparsi del problema e cercare di risolverlo. In ogni caso, chiedere aiuto non è mai un sintomo di debolezza, anzi; se si tratta della tua salute psicofisica e del tuo rendimento professionale, non bisogna mai abbassare la guardia.


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