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Lavoro subordinato e lavoro autonomo: quali sono le differenze?

MERCOLEDÌ 30 SETTEMBRE 2020 | Lascia un commento
Foto Lavoro subordinato e lavoro autonomo: quali sono le differenze?
Scritto da Stefania Pili

Come distinguere in modo corretto un lavoratore autonomo da un lavoratore subordinato? Nel mondo del lavoro è essenziale comprendere quali sono le differenze alla base di entrambi e perché è fondamentale mantenerli distinti. Tutto dipende principalmente dalle modalità con le quali il lavoro viene eseguito. In linea generale, nel lavoro autonomo il lavoratore è indipendente nei confronti del cliente e sceglie in autonomia come svolgere il lavoro concordato; nel lavoro subordinato, invece, il dipendente lavora secondo le direttive del datore di lavoro e possiede un'autonomia limitata. Ovviamente le due tipologie di contratto si differenziano anche da una diversa disciplina legale. Vediamoli singolarmente nel dettaglio.
 

Leggi anche: “Home working o smart working: quali differenze tra le due nuove frontiere del lavoro?

 

Il rapporto di lavoro subordinato

Il contratto di lavoro subordinato è utilizzato per regolare il rapporto tra un datore di lavoro e un suo dipendente. Il datore di lavoro sceglie come dirigere, organizzare e controllare tutte le mansioni del lavoratore, ad esempio come e dove lavorare, gli orari, le assenze, le ferie e lo stipendio mensile. Naturalmente ha un controllo generale su tutte le attività e il diritto di sanzionare eventuali mancanze. Il rapporto di lavoro subordinato, pertanto, è caratterizzato da un vincolo in base al quale il lavoratore è sottoposto al potere gerarchico del datore di lavoro, che impartisce le direttive e le disposizioni tecnico-organizzative al fine di migliorare la produttività aziendale.

Il lavoratore dipendente gode di tutele legali: ha una retribuzione che non può essere inferiore da ciò che è previsto dai contratti collettivi, non deve lavorare oltre il numero di ore stabilite e non può essere licenziato (se non in alcuni casi previsti dalla Legge.) Il datore di lavoro, inoltre, ha il dovere di pagare buona parte dei contributi previdenziali del dipendente.

Le tipologie di contratto sono diverse a seconda delle necessità, come ad esempio durata, luogo e mansioni richieste. Il contratto a tempo indeterminato si può stipulare in base alla durata del lavoro e non prevede una scadenza, al contrario del contratto a tempo determinato che ha una scadenza prestabilita.

Il lavoro a chiamata, invece, si stabilisce se il lavoro da parte del dipendente non è continuativo ma a intervalli di tempo. Esiste anche un contratto di smart working e di telelavoro (a seconda delle esigenze) per il dipendente che lavora da remoto, quindi lontano dall'ufficio o dalle sede aziendale prestabilita.

 

Consulta anche: “Bonus assunzioni agosto 2020: a chi spettano le agevolazioni aziendali
 

Il rapporto di lavoro autonomo

Nel lavoro autonomo si ha la completa indipendenza del lavoratore rispetto al cliente. Con questo si intende che il lavoratore può decidere in autonomia il luogo, l'orario e la modalità con le quali deve essere eseguito il lavoro. Il lavoratore autonomo ha comunque l'obbligo di raggiungere il risultato concordato preventivamente con il cliente: una consulenza, un sito web, un lavoro domestico e via dicendo. Il lavoro autonomo può essere regolato da diverse tipologie di contratto: per un'attività definita da svolgere entro un termine prestabilito, il contratto più idoneo è la prestazione d'opera o di lavoro per freelance (ad esempio una campagna pubblicitaria); per servizi che continuano nel tempo e non prevedono una consegna finale, si può invece utilizzare il contratto di fornitura di servizio continuativo (ad esempio per un servizio di pulizia settimanale).

Lavoratore autonomo e cliente possono decidere liberamente il contenuto del contratto (salvo alcune eccezioni previste dal recente Jobs Act dei lavoratori autonomi). Alcuni casi sono rappresentati dall'accordo tra le parti per il pagamento del compenso solo al raggiungimento del risultato, che avviene con la presentazione di una fattura da parte del lavoratore, possessore quindi una partita Iva in regime ordinario o in regime forfettario. Questo significa che, a differenza del lavoratore dipendente, il lavoratore autonomo deve pagarsi da solo i propri contributi previdenziali. Inoltre, rispetto al lavoro subordinato, è caratterizzato dalla gestione a proprio rischio dell'attività lavorativa e dalla sua organizzazione.

Vi sono poi diverse classificazioni di lavoro freelance. Abbiamo parlato della partita Iva, ma esistono anche altre possibilità per poter svolgere un lavoro autonomo: per prestazioni occasionali si può infatti utilizzare la ritenuta d'acconto. In questo caso il pagamento avviene con l'emissione di una notula con la quale vengono imputate solo le imposte (l'IRPEF) se non superano i 5mila euro (in caso contrario si pagano anche i contributi). La ritenuta d'acconto è da utilizzare solo per lavori realmente occasionali e, nel caso in cui i guadagni siano limitati, è possibile recuperare le imposte versate.

Il contratto di lavoro autonomo deve essere utilizzato secondo la Legge vigente e non deve essere oggetto di abusi da parte del datore di lavoro; quest'ultimo, infatti, non deve utilizzare un contratto di lavoro autonomo per un individuo che lavora come dipendente a tutti gli effetti. Si parla quindi di uno specifico orario di lavoro, della comunicazione delle proprie assenze e di ordini impartiti dal datore. In questi casi il lavoratore avrà il diritto legittimo di rivolgersi al giudice per far sì che il datore sia obbligato ad assumerlo (senza poterlo licenziare liberamente), a pagare i contributi arretrati e le relative sanzioni.

 

Per approfondire: “Ferie, diritti e doveri per i lavoratori e le aziende nel post-covid-19

Differenze basilari tra lavoro autonomo e lavoro dipendente

Ecco quindi un piccolo riassunto su quanto è stato detto finora:

  • il lavoratore autonomo gestisce in autonomia la propria attività, il lavoratore dipendente prende ordini dal datore di lavoro;

  • nel lavoro autonomo le mansioni sono specifiche e concordate, nel lavoro dipendente sta al datore di lavoro organizzare ciò che deve essere eseguito dal lavoratore;

  • il lavoratore autonomo si assume dei rischi, al contrario del lavoratore subordinato;

  • nel lavoro autonomo il corrispettivo si calcola in base all'opera svolta, nel lavoratore subordinato in base al tempo di lavoro svolto.

 

La differenza fondamentale riguarda comunque il tipo di rapporto che si instaura tra chi lavora da dipendente e un datore di lavoro, e tra chi lavora come libero professionista e un cliente. I rapporti di lavoro subordinato, come detto in precedenza, sono regolati da un contratto a tempo indeterminato o a termine (definito dal Contratto Collettivo Nazionale Lavoro di riferimento), grazie al quale si impongono doveri e diritti da entrambe le parti.

Chi lavora come freelance, viceversa, non ha un datore di lavoro che impartisce ordini, ma più clienti o committenti con i quali instaurare un rapporto che può essere occasionale o continuativo, sancito da un contratto di collaborazione.

Pertanto, i lavoratori dipendenti fanno parte dell'organico dell'azienda poiché possiedono:

  • un contratto di assunzione;

  • orari e sede di lavoro fissi o comunque concordati;

  • imposte e contributi previdenziali pagati in parte come trattenuta sulla busta paga, in parte direttamente dal datore di lavoro.

 

I liberi professionisti, al contrario, sono tecnicamente fornitori dell'azienda attraverso un accordo basato su:

  • un contratto di collaborazione o lettera d’incarico;

  • orario e sede di lavoro scelti in autonomia;

  • imposte e contributi previdenziali a carico dei freelance con partita Iva, da calcolare in base al regime fiscale scelto.

 

Leggi anche: “Ritenuta d'acconto per prestazione occasionale: di cosa si tratta e quando utilizzarla



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