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Smartworking e tecnostress: come proteggere la salute e combattere i dolori fisici

LUNEDÌ 31 AGOSTO 2020 | Lascia un commento
Foto Smartworking e tecnostress: come proteggere la salute e combattere i dolori fisici
Scritto da Stefania Pili

Mesi di quarantena forzata per prevenire il contagio da Covid-19 e l'introduzione del lavoro agile per tantissimi lavoratori. Questo è solo un piccolo riassunto delle nuove condizioni di vita degli ultimi mesi. Si discute spesso di conseguenze psicologiche causate dalla lunga reclusione e dal timore della malattia, ma si affrontano, in modo ancora troppo superficiale, gli effetti dello stile di vita sedentario a cui pochi erano abituati. Posture sbagliate, sedie non idonee e la mancanza di movimento hanno creato problemi fisici come dolori cervicali, lombari e alla colonna vertebrale. Queste conseguenze sono chiaramente il risultato dell'utilizzo prolungato del computer su una sedia poco ergonomica come quella della cucina o della scrivania: “Una sedia rigida può causare dolori alla colonna vertebrale, sia nella parte alta cervicale e dorsale, sia in quella bassa lombosacrale”, dichiara su Repubblica Simone Ripanti, segretario della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia e chirurgo ortopedico dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni/Addolorata di Roma. “Una sedia con schienale ad S e un’altezza che permette di formare un angolo retto tra colonna e arti inferiori porta a un beneficio o quanto meno riduce la sensazione di dolore a tutta la schiena”.

Il quesito, dunque, rimane questo: lavorare da casa fa bene? Abbiamo già parlato dei benefici in termini di risparmio per i datori di lavoro che si vedono tagliati i costi degli uffici tradizionali, ma a quale condizione per il lavoratore? Certo, anche per lui i risparmi ci sono, pensiamo solo ai costi quasi inesistenti per spostarsi con il proprio mezzo o con i trasporti pubblici, ma per quanto riguarda il suo benessere? Chi ha il compito di vigilare sulla sua sicurezza e sul rispetto degli orari previsti? Il timore è che, insieme alla flessibilità, lo smartworking possa diventare una trappola da tecnostress, senza nessuna vigilanza, assenza di regole e privacy.
 

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Tecnostress e salute mentale

Le patologie da stress causate dall'industria 4.0 sono in aumento. La colpa non è da ricercare direttamente nello smartworking, ma in una quasi completa smaterializzazione dei luoghi di lavoro. Con il telelavoro vi era la possibilità di effettuare controlli sul posto di lavoro, ma con lo smartworking questo non è più possibile, poiché la prestazione può essere svolta ovunque, dalla propria abitazione al bar, fino a un coworking o luogo di villeggiatura. Ci si può connettere ovunque al giorno d'oggi. I controlli possono essere comunque effettuati attraverso i numeri di telefono e la posta aziendale, oltre che con gli indirizzi IP utilizzati per connettersi. Tuttavia, nonostante sia tutto tracciabile, manca la vigilanza digitale dell'ispettorato del lavoro che, in ogni caso, deve essere eseguita solo su richiesta e previo consenso del diritto interessato.

È emerso, infatti, come il lavoratore agile possa subire ricadute negative da alcuni fattori, come la flessibilità dell'orario. Il rischio è il cosiddetto tecnostress dovuto all'iperconnessione costante. Occorre che ci sia pianificazione e organizzazione fra le parti sociali per il diritto alla disconnessione (non essere sempre reperibile) e per la sicurezza sul lavoro. Ovviamente, a causa dell'avvento della pandemia mondiale, si sono superati gli accordi individuali e aziendali con le attività da svolgere nel dettaglio, ma questo non deve significare la perdita del contatto con il mondo esterno e la troppa flessibilità in termini di orari della prestazione, prolungando il lavoro per l'intera giornata e andando a creare una sovrapposizione tra vita privata e vita professionale.

 

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Posizioni sbagliate per troppe ore

Alcune ricerche, come quella condotta su più di 500 lavoratori, pubblicata sull'International Journal of Occupational Medicine and Environmental Health nel 2018, confermano che chi soffre maggiormente di dolori alla schiena e al collo lavora per tante ore senza interruzioni su sedie che supportano solo alcune zone del corpo, con un mouse troppo distante dalla tastiera e con la testa inclinata di 45 gradi.

I problemi maggiori sono quelli di tipo osteoarticolare: non avendo una postazione fissa, infatti, non si mantiene la giusta distanza tra schermo e viso. Chi ha problemi alla vista si sbilancia in avanti assumendo una postura scorretta in ambienti poco consoni al lavoro come il tavolo della cucina, la sedia del soggiorno o il divano. Le conseguenze più frequenti sono i dolori al gomito, poiché si tengono per lungo tempo le braccia in una posizione scorretta in un tavolo che non ha la stessa altezza di una scrivania da lavoro. Si soffre così del gomito da tennista, in cui la posizione delle braccia non è allineata rispetto al tavolo di appoggio, con una conseguente tensione sull'epicondilo. La posizione scorretta che si assume è condizionata anche dalla muscolatura stretta: rimanendo a letto o sul divano per lungo tempo, la muscolatura va in tensione e fa male quando ci si mette al computer.

Un altro effetto negativo da sovraccarico è la tenosinovite stenosante, noto anche come “dito a scatto”, un processo infiammatorio della guaina sinoviale, un canale protettivo dove scorrono i tendini flessori delle dita. Si presenta con un dolore alla radice del dito (solitamente il pollice, detto anche “pollice da smartphone”) per poi peggiorare con un fastidio molto più intenso. Un altro problema simile è la tendinite di De Quervain, che colpisce due dei tendine che controllano il pollice, spesso causata della posizione scorretta tenuta a lungo con il mouse.

Se si utilizzano per troppe ore e in modo sbagliato computer e smartphone, si rischia di sviluppare anche altre condizioni come la sindrome del tunnel carpale o la rizoartosi (l'artrosi dell'articolazione trapezio-metacarpale posta alla base del pollice).
 

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Consigli per stare meglio

Michele Riva, ricercatore e medico del lavoro all'Università di Milano-Bicocca, spiega che il rimedio migliore è acquistare (con l'aiuto di uno specialista) una sedia ergonomica, in modo da mantenere la colonna vertebrale in una posizione naturale. La sedia, afferma Riva, deve possedere alcune caratteristiche: “Lo schienale inclinabile, la possibilità di regolare l'altezza, necessaria per personalizzare la seduta in base alle caratteristiche fisiche di ognuno, e i braccioli, che permettono di appoggiare gli avambracci, rilassare le spalle e il collo". Funzionali anche "le ruote, che permettono di muoversi con più facilità e non sovraccaricare eccessivamente il rachide negli spostamenti - Molte hanno la possibilità di incorporare un cuscino o esistono già accessoriate di poggiatesta, supporto lombare o schienale diviso in più parti, orizzontali o verticali, con un ulteriore vantaggio ergonomico. Altre hanno sedute da lavoro meno standardizzate, come quelle con l’appoggio sulle ginocchia e a sella che, invece, lavorano sul bacino.

Inoltre, lavorare sul letto o sul divano è sbagliato. L'ideale è avere una postazione con una scrivania alla giusta altezza, il monitor dritto verso i nostri occhi e un piano di lavoro che permetta di avere le braccia appoggiate alla giusta altezza. Anche la posizione delle gambe è fondamentale: se la schiena forma un angolo di 90 gradi con le gambe, si può mettere un appoggio sotto i piedi per scaricare la tensione della muscolatura.

Tuttavia, i disturbi posturali possono essere contrastati con semplici esercizi quotidiani da svolgere anche durante il lavoro stesso, o durante una pausa. Il medico dello sport, Furio Danelon, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, spiega: “Il primo stratagemma è quasi banale, bisogna cambiare spesso posizione. Non mettersi a lavorare sempre sullo stesso tavolo e la stessa sedia, conviene poi alternare momenti in piedi ad altri seduti e variare la posizione del computer alzando lo schermo con dei libri sotto la tastiera. Questo suggerimento vale soprattutto se il pc è un portatile con uno schermo piccolo che ci costringe a stare chini”.
“Un altro consiglio è imparare a usare il mouse con la mano sinistra (o la destra per i mancini): non è così difficile come può sembrare e serve sia per allenarci da un punto di vista neuromotorio sia per evitare di stare con una spalla sempre più avanti rispetto all’altra. Suggerisco poi di muoversi spesso, fare brevi pause ogni 15/20 minuti: basta fare il giro del tavolo per sgranchirsi le gambe. Oppure prepararsi il caffè e fare un piano di scale del palazzo, come se ci muovessimo fisicamente verso la macchinetta. Quindi sia da seduti che in piedi alzare e abbassare le punte dei piedi per prevenire problemi venosi alle gambe, un po’ lo stesso esercizio che si fa in aereo. Anche avvicinare le scapole per aprire il torace: inspirare quando si avvicinano le scapole, espirare quando si allontanano incurvando le spalle”.

Il medico continua: “Spostare il capo avanti e indietro o ruotare il capo verso sinistra e verso destra, è un altro buon esercizio. Per la schiena, conviene mettersi in piedi (o sdraiati sul tappeto a fine orario): portare un ginocchio al petto e alternare con l’altra gamba per stirare la muscolatura della colonna. O ancora, mettersi in piedi con le mani ai fianchi e ruotare il busto verso sinistra e destra. Un altro esercizio è quello di stendere un braccio davanti a sé e tirare solo le dita con la mano opposta, in modo da allungare la muscolatura dell’avambraccio”.

“Oltre a questi effetti, bisogna prendere in considerazione anche un aumento di peso che non ha solo conseguenze estetiche, ma anche metaboliche e potrebbe portare a pressione alta o sviluppo di intolleranze nuove o latenti, in particolare quella legata al glucosio che contribuisce al manifestarsi del diabete; un aumento della pressione arteriosa che per essere contrastato ha bisogno di esercizi aerobici per 20-30 minuti al giorno o una incidenza maggiore dell’osteoporosi dovuta alla carenza di vitamina D a causa della poca esposizione al sole” conclude Danelon.

 

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