Il benessere dei lavoratori non è più minacciato solo da infortuni fisici o malattie legate all’esposizione a sostanze chimiche. Esiste infatti un problema che continua a crescere, ovvero le malattie psichiche legate allo stress. Dall’Inail e dai sistemi di sorveglianza come MalProf e Marel, arrivano dati che confermano l’aumento di questo fenomeno e che evidenziano la necessità di intervenire rapidamente. I ritmi sempre più incessanti, la pressione e la continua trasformazione dei modelli organizzativi stanno creano un problema estremamente serio che riguarda la salute sul lavoro.
Cosa dicono i numeri
I dati pubblicati dall’Inail, relativi al quinquennio 2019-2023, dimostrano che sono state effettuate 2.047 denunce per malattie psichiche. Un numero importante, ma ancora più inquietante è il tasso di riconoscimento. Infatti, solo il 7,3% dei casi è stato accettato.
Se prendiamo come esempio le malattie fisiche più comuni, il tasso di riconoscimento è pari al 47,1%. In sostanza, dunque, solamente 7 denunce su 100 per stress o problemi mentali legati al lavoro vengono accettate.
Si tratta di un numero che mette in chiaro una cosa preoccupante: le malattie psichiche da stress legato al lavoro rientrano tra le patologie professionali non tabellate e l’origine lavorativa deve essere dimostrata dal lavoratore.
A completare il quadro c’è la rigidità dei criteri diagnostici e la difficoltà nel separare i fattori scatenanti professionali da quelli personali, che di fatto rendono l’onere della prova particolarmente complesso.
I settori maggiormente colpiti
Il sistema MalProf, che si occupa di registrare le malattie professionali classificandole per settore e professione, ci dice anche quali sono i comparti più colpiti.
Al primo posto troviamo l’assistenza sanitaria, con l’11,8%, il commercio al dettaglio con il 9,8% e la pubblica amministrazione con il 6,3%.
Fondamentalmente quindi, ad ammalarsi di più per lo stress sono medici, infermieri, portantini, commessi e impiegati amministrativi.
Tra le segnalazioni di malattie psichiche registrate dal sistema, è risultato che i disturbi dell’adattamento sono i più frequenti con il 60,4%, mentre il disturbo traumatico da stress ha il tasso più elevato di correlazione, ovvero il 72,5%.
Il picco di riconoscimenti Inail è avvenuto tra il 2020 e il 2021, a conferma del fatto che gli anni della pandemia hanno avuto un impatto devastante sulla salute mentale, in particolare per gli operatori sanitari.
Questi professionisti, esposti a turni massacranti, responsabilità importanti e contatto quotidiano con dolore e morte, hanno visto aggravarsi i fattori di rischi psicosociale.
Il loro ruolo di eroi durante la terribile emergenza causata dal Covid-19 si è presto tramutato in una lunga esposizione al bornout e allo stress traumatico.
Come mai ci si ammala sul lavoro
Il sistema Marel ha raccolto dati che dimostrano che i principali fattori di rischio sono legati ai rapporti interpersonali e al ruolo nell’ambito dell’organizzazione.
In poche parole, la problematica non riguarda solo la quantità di lavoro, ma anche la qualità, l’ambiente, le relazioni e la percezione di controllo sul proprio compito.
Merita poi un particolare approfondimento il ruolo di molestie e violenze sul lavoro, come mobbing e bossing, che i dati Inail identificano come probabili precursori di gravi patologie psichiatriche.
Si tratta di comportamenti distruttivi che rappresentano la manifestazione più evidente e concentrata di uno stress personale che può davvero spezzare il sottile equilibrio mentale del lavoratore.