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Trasformazione digitale e nuovi modelli di business: come cambierà il lavoro nel 2021

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021 | Lascia un commento
Foto Trasformazione digitale e nuovi modelli di business: come cambierà il lavoro nel 2021
Scritto da Stefania Pili

Tutti ci chiediamo come andrà il 2021. La pandemia si placherà? Come cambierà il mercato del lavoro? Come riusciremo a gestire la crisi economica e a modificare l'esperienza di lavoro tra il virtuale e il fisico? Queste e tante altre domande riecheggiano nella nostra mente ormai da diverso tempo. Di una cosa però siamo certi: il lavoro, così come lo abbiamo conosciuto prima dell'arrivo del Coronavirus, non esisterà più. La sperimentazione di smart working, telelavoro e lavoro da remoto ha portato il sistema aziendale a cambiare radicalmente, sia nell'aspetto organizzativo che in quello più prettamente psicologico e personale. Ci sarà, probabilmente, un lavoro più ibrido, segnato dall'esperienza fisica in ufficio ma anche da quella virtuale.

Un anno che si presenta come una grande sfida per tutti quelli che vogliono mettersi alla prova, trovare un nuovo impiego, cambiare lavoro o, semplicemente, ricercare la propria dimensione riuscendo a bilanciare aspirazioni professionali e personali.

Non possiamo comunque nascondere dell'incertezza generale che imperversa sia a livello mondiale che nazionale. Secondo il Randstad Workmonitor, nel 2021 il 43% degli italiani teme di perdere il posto e il 54% chiede protezione dello stipendio. Il 74% dei dipendenti, inoltre, vorrebbe nel post-pandemia orari e luogo di lavoro flessibili.

 

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I nuovi trend del futuro

Tra le novità che il Covid-19 ha portato nell'economia mondiale, rientra sicuramente il fenomeno dello smart working, della didattica a distanza, dello sviluppo dell'e-commerce e dei pagamenti cashless. Un processo di digitalizzazione del lavoro che cresce giorno dopo giorno, con il conseguente sviluppo di figure professionali sempre più specializzate. Vediamo quali sono i trend in ascesa per il futuro del lavoro.

Un nuovo modello orizzontale: da quello verticale si passerà a un tipo di lavoro in cui conterà sempre di più la partecipazione e la condivisione. I capi dovranno saper coordinare il team, stimolando l'autonomia dei singoli, anche a distanza. Il vecchio modello basato sul binomio presenza-controllo è ormai in crisi, i dati parlano chiaro: secondo i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano, durante il periodo più duro dell'emergenza sanitaria, il lavoro da remoto ha interessato oltre 6,5 milioni di lavoratori, il 90% dei quali lo sperimentava per la prima volta. Prima del Covid, lo smart working era conosciuto solo da mezzo milione di italiani, mentre in futuro, circa un terzo dei dipendenti lavorerà da casa, con formule diverse a seconda delle esigenze aziendali.

Maggiore disconnessione: ci potrebbero essere degli stravolgimenti per quanto riguarda giorni e orari di lavoro. Secondo Ashley Whillans, professoressa alla Harvard Business School, la formula del lavoro dalle 9 alle 5 diventerà invece un 3-2-2: tre giorni in ufficio, due a casa, due di totale disconnessione. Un desiderio che in tanti vorrebbero fosse esaudito: secondo una recente ricerca del McKinsey Global Institute, più del 20% della forza lavoro potrebbe lavorare da tre a cinque giorni alla settimana da remoto in maniera efficiente. Questo comunque dipenderà sempre dal tipo di attività e dai mezzi tecnologici a disposizione. Nel Regno Unito, per esempio, i lavoratori potrebbero trascorrere un teorico massimo del 46% del loro tempo lavorando da remoto, negli Stati Uniti il 39% e in India solo il 16%.

Nuovi spazi di collaborazione: ai dati mostrati in precedenza si sovrappongono due problemi fondamentali: il primo riguarda l'80% della popolazione mondiale che fa lavori che in teoria non possono essere svolti da remoto; il secondo riguarda il bisogno da parte dei lavoratori da remoto a momenti in ufficio per mantenere alta la produttività. Di conseguenza, una soluzione potrebbe essere il rinnovo degli uffici come spazi di collaborazione per lavori che non possono essere eseguiti completamente a distanza, dove fare esperienze, esprimere creatività e innovazione, non solo nelle grandi città, ma anche fuori e non per forza fissi.

Città che si svuotano: in relazione ai nuovi spazi di collaborazione, se lo smart working e simili rimarranno in auge anche nei prossimi mesi, numerose aziende potranno scegliere di protrarre il lavoro da remoto, cambiando anche il rapporto centro-periferia. L'esempio più valido è quello della City di Londra che, fino al 2019 era un via vai continuo di impiegati di corsa da una parte all'altra, mentre oggi appare deserta a causa dei continui lockdown e della possibilità di lavorare a distanza. Le conseguenze più negative riguardano la chiusura di centinaia di bar e ristoranti che guadagnano maggiormente grazie alla pausa pranzo dei dipendenti e a una ripercussione sul mercato immobiliare, con uno spostamento di ricchezza fuori dalle città.

South working: in tanti, a causa del lockdown e del dilagare della pandemia soprattutto nel Nord-Italia, sono tornati nella loro città d'origine al Sud. Il fenomeno del south working è davvero allettante per i lavoratori che intendono trascorrere il proprio tempo a contatto con la famiglia e con la propria terra, senza rinunciare al proprio stipendio e alla propria efficienza. In Italia lo Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ha stimato uno spostamento a dicembre 2020 di ben 45mila persone, un trend che invertirebbe il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli dal Mezzogiorno, risolvendo (almeno in parte) il problema dell'abbandono della propria terra.
 

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Più attenzione al benessere: lavori progettati per consentire alle persone di stare bene e, di conseguenza, essere più produttive. L'azienda non è soltanto numeri e risultati, ma deve essere intesa prima di tutto come una comunità di persone. La salute mentale sta diventando sempre di più una priorità di molte imprese, una sfida che devono affrontare iniziando dall'ascolto dei propri collaboratori, dall'analisi dei loro comportamenti, fino alla comprensione dei possibili problemi.

Maggiore empatia: secondo l'Harvard Business Review, il 2021 sarà l'anno della compassionate leadership, una leadership che si fonda su compassione, saggezza e una reale preoccupazione per gli altri. Si parla anche di empathic leadership, che ha come obiettivo l'immedesimazione reale nelle persone che si guidano, nel comprenderne bisogni e desideri e potenzialità, nell'aiutarle a crescere continuamente. L'empatia aumenta la fiducia e la lealtà, creando connessioni e collaborazioni ancora più forti tra le persone.

Nuove opportunità per tutti: grazie al potere del lavoro a distanza ci saranno più opportunità di lavoro per i giovani e per tutti quelli che vogliono lavorare senza una sede fissa. Ci saranno maggiori chance di inserirsi in aziende nazionali e internazionali e non solo, costruirsi una carriera da zero, diventare un libero professionista e via dicendo. Ci sarà più spazio anche per le donne che vogliono realizzarsi a livello professionale. Le donne italiane contano un tasso di occupazione nella fascia di età 15-64 anni del 49,5% contro il del 67,6% per gli uomini; secondo gli ultimi dati Censis il 63,5% degli italiani riconosce che, a volte, può essere «necessario o opportuno che una donna sacrifichi parte del suo tempo libero o della sua carriera per dedicarsi alla famiglia». Fortunatamente è in arrivo un'importante inversione di rotta che andrebbe a garantire una migliore distribuzione del lavoro domestico e di cura in casa oltre che un potenziamento del welfare grazie al Recovery Fund: sono previsti, infatti, 4,2 miliardi per la parità di genere come, ad esempio, il potenziamento della rete degli asili nido.

 

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Digitale e Green: sempre più aziende, istituzioni e amministrazioni hanno a cuore il tema della sostenibilità e della cura del pianeta; questo farà nascere figure specializzate in Esg, professionisti formati nella gestione della governance ambientale, sociale e aziendale, i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità e dell’impatto sociale di un investimento. Non solo, professioni già conosciute si trasformeranno grazie al green: alcuni esempi sono il giurista ambientale, l’energy manager e il contabile verde. Inoltre, grazie alla digitalizzazione e alla tecnologia, ci sarà sempre più richiesta di professionisti in grado di leggere i numeri, fare previsioni e anticipare i rischi, come big data analyst e cloud computing expert.

 

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Per approfondire: “Cambiare lavoro e reinventarsi dopo i 50 anni: certo che si può!



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