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La sindrome di Procuste: come riconoscere e sconfiggere l'invidia dei colleghi di lavoro

LUNEDÌ 31 MAGGIO 2021 | Lascia un commento
Foto La sindrome di Procuste: come riconoscere e sconfiggere l'invidia dei colleghi di lavoro
Scritto da Stefania Pili

L'insicurezza fa parte delle vita di tutti, anche sul lavoro. A volte, però, l'insicurezza da parte di alcune persone sfocia in una sensazione di inferiorità rispetto agli altri. Questo perché si sentono minacciate e inadeguate, un malessere che le porta ad assumere comportamenti mirati a svilire, umiliare e boicottare chi gli sta intorno. Questa, in sintesi, è definibile come la sindrome di Procuste.

Queste persone tendono a ostacolare e condizionare negativamente tutto ciò che i colleghi più “bravi” dicono o fanno sull'ambiente di lavoro, ma non solo. La sindrome di Procuste si verifica anche all'interno dell'ambito familiare, delle relazioni e sui social network. Un comportamento, lo ribadiamo, riconducibile a un comune malessere e al timore che gli altri possano superarli. Ecco perché viene chiamata anche la “malattia degli invidiosi”.

 

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Un'invidia dalle origini antiche

La sindrome di Procuste prende il nome da un brigante della mitologia greca, un torturatore di statura e forza straordinaria che viveva sulle colline dell'Attica, sulla strada sacra che collegava Eleusi e Atene. Si racconta che, appostandosi sul monte Coridallo, rapiva i viandanti portandoli nella propria casa. Le sue vittime, mentre dormivano, venivano imbavagliate e legate ai quattro angoli di un letto di ferro e, qualora i loro corpi non si adattassero alla lunghezza del letto, subivano due tipi di sevizie: venivano amputate le parti che sporgevano, sia che si trattasse di piedi o testa, mentre, a chi era più piccolo, venivano stirati gli arti con un martello per allungare il corpo. Si narra che nessuna delle sue vittime rientrasse mai nelle dimensioni del letto perché Procuste possedeva due letti, uno troppo lungo e l'altro troppo corto. A ucciderlo fu l’eroe greco Teseo, famoso per aver sconfitto il Minotauro e lasciato Arianna a Nasso, facendogli patire la stessa sorte alla quale aveva sottoposto i numerosi malcapitati.

Questo mito, in seguito, è stato utilizzato dalla psicologia per indicare tutte quelle persone che non riescono a sopportare il successo degli altri, “colpevoli” di essere ritenuti migliori di loro: da qui il continuo boicottaggio e l'umiliazione psicologica nei loro confronti.

Un fattore di invidia. È vero, esiste quella “sana” che spinge a un miglioramento o a una crescita sia personale che professionale, ma c'è anche quella negativa che può causare dolore e atteggiamenti cattivi e sabotatori nei confronti di chi ha successo. Da allora, infatti, si diffuse un avvertimento, una sorta di proverbio che recita quanto segue: “Fa’ attenzione, ci sono persone che, quando vedono che hai idee diverse o che sei più brillante di loro, non ci pensano due volte a metterti sul letto di Procuste”.

 

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I sintomi della sindrome di Procuste

Quali sono i sintomi della sindrome di Procuste? Non è sempre facile riconoscerli. Tuttavia, ci sono dei segnali e delle caratteristiche che possono aiutare a individuarli più facilmente. In generale, chi soffre della sindrome di Procuste, ha una forte tendenza a disprezzare chi li circonda, amici, colleghi e via dicendo, e a non riconoscere le loro qualità: questo avviene per una bassissima autostima, per la paura del confronto con gli altri e di non raggiungere gli stessi risultati. Questo sfocia in una serie di comportamenti finalizzati a recare danno a tutti quelli che (secondo loro) godono di una posizione migliore e vantaggiosa. Ecco quali sono i sintomi più evidenti di chi soffre la sindrome di Procuste:

  • sono emotivamente instabili e permalosi, e assumono comportamenti difensivi senza una reale motivazione;

  • indossano una maschera per coprire la loro bassa autostima, per loro l'importante è mostrare una grande sicurezza di sé stessi;

  • sono egocentrici, egoisti e tendono a valorizzare solo il proprio lavoro e non quello di squadra;

  • se vedono gli altri ottenere successi e opportunità lavorative, vogliono subito capire come possano riuscirci anche loro;

  • assumono un atteggiamento prepotente per nascondere la propria insicurezza e la sensazione di inferiorità;

  • tendono a vedere come una minaccia tutto ciò che accade di bello nella vita professionale degli altri;

  • deformano la realtà a loro vantaggio invece di accettare l'oggettività delle situazioni, manipolano le persone a loro piacimento per farli corrispondere alla loro immagine della realtà;

  • reagiscono mettendosi sulla difensiva, per loro chiunque può diventare il nemico e, per questo, cercano anche di attaccare per superare il rivale e contenere la minaccia percepita;

  • non fanno mai apprezzamenti in pubblico, ma sono l'opposto in privato e tendono a fare battute e a denigrare chi non è presente;

  • parlano sempre di loro stessi e si mostrano annoiati quando gli altri fanno la stessa identica cosa;

  • sono intolleranti alle differenze, non accettano che ognuno è competente in aree differenti e sviluppano una forte resistenza al cambiamento per paura di non adattarsi e uscire dalla comfort zone;

  • accumulano molte responsabilità perché vogliono eccellere in tutto, vogliono che gli altri notino le loro incredibili capacità e si infastidiscono quando i compiti vengono affidati agli altri perché lo interpretano come un attacco personale.

  • esprimono giudizi sotto forma di verità assolute, le loro idee sono le uniche valide, tutte le altre non rispondono agli standard stabiliti.

 

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Come affrontare gli invidiosi

Non è certo semplice convivere con colleghi di questo tipo nello stesso ambiente professionale. L'ideale è riconoscere subito queste persone e cercare di tenerle il più possibile a distanza. Se questi colleghi tendono a boicottare in continuazione ciò che fate nel tentativo di umiliarvi e sminuire ciò che fate, talvolta è necessario prendere l'iniziativa e chiudere ogni tipo di rapporto.

Un'altra soluzione è boicottare la loro strategia senza perdere la calma, avendo la consapevolezza che in alcuni casi non potete certo cambiare la loro personalità ma, perlomeno, impedire che i loro attacchi vi colpiscano. Non dovete cedere a inutili confronti, ma cercare di far capire che tutti al mondo sono diversi e hanno differenti abilità, senza essere né peggiori né migliori degli altri.

Il punto è questo: fate attenzione a non cadere nella trappola di Procuste, né come vittime, né come imitatori, non permettete che piccoli sentimenti di inferiorità o di invidia possano compromettere la vostra vita lavorativa e il vostro rapporto con gli altri. Impegnatevi, rispettate gli altri e pensate solo a migliorare voi stessi e il vostro operato.

 

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