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Arriva il Manager della Felicità: più ascolto, benessere e coinvolgimento

LUNEDÌ 14 NOVEMBRE 2022 | Lascia un commento
Foto Arriva il Manager della Felicità: più ascolto, benessere e coinvolgimento
Scritto da Stefania Pili
Un'azienda con lavoratori motivati e sereni è un'azienda in cui vige il benessere e la felicità. A renderlo possibile è anche una nuova figura professionale, il cosiddetto Chief Happiness Officer, ovvero il Manager della Felicità.

 

Arriva il Manager della Felicità: più ascolto, benessere e coinvolgimento. Il suo compito è di monitorare e incrementare il benessere organizzativo, creando un clima aziendale migliore. L'obiettivo è rendere i dipendenti felici e, di conseguenza, più produttivi. Andiamo a scoprire tutti i dettagli di questa nuova figura professionale che sta iniziando a emergere anche qua in Italia.

 

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Chi è il Manager della Felicità

La figura del manager della felicità nasce negli Stati Uniti, ma sta iniziando a diffondersi anche in Italia. Una professione nata dall'esigenza dei dipendenti di essere felici, con il compito proprio di monitorare e incrementare il benessere organizzativo, fino alla realizzazione del potenziale di ogni risorsa. Entrando più nello specifico, il Chief Happiness Officer (CHO), “studia le strategie, le misure e le azioni adatte a migliorare l’ambiente di lavoro e rendere le persone più produttive e motivate. Tutto ciò che riguarda il rapporto tra lavoratore e azienda viene riletto e affrontato secondo un approccio orientato al benessere che permette di rendere i dipendenti parte integrante di un sistema culturale più grande".

Il Chief Happiness Officer è quindi un manager che lavora nel reparto delle Risorse Umane e che si occupa di monitorare e incrementare il benessere dei dipendenti sul posto di lavoro. Come anticipato in precedenza, si tratta di una professione di ispirazione americana, che è presente ad esempio in grandi multinazionali come Google, Pixar e McDonald's. Nonostante si sia iniziato a parlare di welfare aziendale dagli anni '70, periodo in cui si richiedevano maggiori diritti e condizioni lavorative, solo di recente (una decina di anni fa), si è riconosciuto il valore del well-being management in un'azienda. Si parla quindi di pratiche, effetti e comportamenti positivi che portano, di conseguenza, risultati positivi.

Una visione che è stata messa a fuoco solo da poco, incoraggiata dagli effetti della pandemia, dall'impatto dello smart working e dalla gestione del lavoro e dei tempi completamente differenti da quelli che i lavoratori erano abituati a vivere. Una trasformazione culturale che ha consentito ai lavoratori di comprendere quanto valesse vivere bene la propria quotidianità con il lavoro e quindi il benessere non solo all’interno dell’azienda, ma anche il benessere psicologico e fisico caratterizzato da sicurezza, soddisfazione e condivisione.

 

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Cosa fa il Manager della Felicità

Un lavoro che parte prima di tutto dalla conoscenza dei lavoratori attraverso il dialogo, necessario per comprendere le loro differenti esigenze e risolvere eventuali problemi, migliorando la comunicazione e i rapporti con i colleghi e con la dirigenza. La ricerca del benessere è infatti diventata una priorità, specialmente nel post-Covid. Ma non si tratta soltanto di risolvere le criticità, ma di sviluppare anche una cultura manageriale che generi energia positiva e che permetta di vivere meglio la propria quotidianità in azienda.

Un'azienda improntata su queste caratteristiche equivale a un'azienda produttiva, basata sul reale benessere dei dipendenti. Un contesto nel quale si comprendono maggiormente le loro esigenze e si risolvono eventuali criticità, migliorando i rapporti sia umani che lavorativi. La felicità sul lavoro non è affatto un fattore da sottovalutare, specialmente dopo la pandemia, ed è per questo che la figura del Manager della Felicità sta iniziando a diffondersi anche in Europa.

Come si diventa Manager della Felicità

In Italia, per ora, ci sono circa 250 manager della felicità. Per diventarlo, è necessario essere in possesso di una certificazione, rilasciata dall’Italian Institute for Positive Organizations. La maggioranza dei chief happiness officer sono laureati in Psicologia, Sociologia o in Management e gestione aziendale. Tra le competenze specifiche di un happiness manager ci sono infatti conoscenze di sociologia, psicologia sociale, competenze informatiche per creare e compilare test, sondaggi, grafici, report periodici, ma anche competenze interpersonali di osservazione e di ascolto attivo. Molto importanti anche le capacità di organizzazione di eventi e riunioni e la disponibilità a studiare costantemente le novità sui più recenti temi legati al lavoro.

Tra le misure più adottate negli ultimi anni rientrano ad esempio l’attuazione dell’orario flessibile anche per i genitori, ma anche per chi vuole fare sport nel corso della giornata, per chi ha particolari esigenze familiari o per chi risiede in località distanti dalla sede aziendale. Ma si incoraggia anche la partecipazione ad attività ludiche, ricreative o salutari e a tutte quelle attività legate alla crescita professionale.

 

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