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Lavoro in autunno: tanti posti da coprire ma pochi profili adeguati

MARTEDÌ 14 SETTEMBRE 2021 | Lascia un commento
Foto Lavoro in autunno: tanti posti da coprire ma pochi profili adeguati
Scritto da Stefania Pili

Il mercato del lavoro torna ad accendersi dopo mesi e mesi di brusche frenate. L'emergenza sanitaria, lo sappiamo, ha sconvolto l'economia mondiale ma, finalmente, si iniziano a intravedere nuove e concrete possibilità di occupazione.

Questa è la previsione apparsa ne ilsole24ore.it a cura del Bollettino Excelsior Informa e realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal e Aiso, l’associazione che raggruppa le principali società di outplacement.

Analisi che fanno ben sperare su una rapida ripresa dell'economia generale in Italia e su nuovi posti di lavoro. Vediamo nel dettaglio le analisi condotte dai due osservatori e le dinamiche più importanti da prendere in considerazione.

 

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Speranze e criticità

Da ciò che emerge dagli studi condotti, relativamente al periodo agosto-ottobre 2021, sono stati calcolati 1.220.870 nuovi ingressi (di questi 256.820 si sono concentrati in agosto).

Ne consegue un incremento di ben 422.250 nuovi ingressi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma non è l'unico aspetto positivo. Nel mese di agosto, infatti, non solo c'è stato un aumento dell'occupazione, ma il 30% di questi lavoratori sono stati giovani, lavoratori sotto i 29 anni. Si ipotizza, a partire da questi dati, che anche per settembre e ottobre ci sarà lo stesso andamento occupazionale.

Il settore che registra più ingressi nel mondo del lavoro è quello definito come “Area produzione di beni ed erogazione del servizio” (604.790), seguito dall’ "Area commerciali e della vendita" (222.630), dall’ "Area tecniche e della progettazione" (172.250), l’ "Area della logistica" (128.170), l’ "Area Direzione e servizi generali" (46.940), e, infine, l’ "Area amministrativa" (46.090).

Tuttavia, ci sono anche delle criticità in queste analisi. Ad esempio, emergono forti difficoltà di reperimento di alcune figure professionali con una preparazione adeguata. In poche parole mancano profili con determinate caratteristiche per svolgere alcuni lavori, soprattutto per il settore digital, l'industria metallurgica, la costruzione e la meccanica.

Nel dettaglio: il 36% di questi nuovi ingressi non avrà un titolo di studio, il 21% avrà una qualifica professionale, il 31% il diploma e solo il 10% la laurea. Da questi dati ne consegue una realtà alquanto paradossale: nel mercato, in questa fase, sono presenti tante opportunità occupazionali per profili a più bassa scolarizzazione, dati che vanno in contraddizione con il fatto che tutti i settori hanno segnalato ua preparazione inadeguata da parte dei candidati.

 

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Settori con più crescita occupazionale

Il totale delle entrate previste, dove si concentrano i nuovi ingressi nel lasso di tempo agosto-ottobre 2021, è di 1.220.870. In testa il settore del turismo, seguito dai servizi alle imprese, servizi alle persone, commercio, industria manifatturiera e, infine, l'industria delle costruzioni.

Le entrate previste per livello d'istruzione sono così suddivise: nessun titolo di studio (36%), diploma (31%), qualifica e diploma professionale (21%) e, in ultimo la laurea (10%).

Cristiano Pechy de Pechujfalu, presidente di Aiso, parla di un anno e mezzo di grande difficoltà, in cui circa 1,2 milioni di persone hanno perso il lavoro. Le uscite hanno riguardato soprattutto figure a cui è stato proposto un esodo incentivato o i contratti a termine che non sono stati più rinnovati.

Ci si aspetta, quindi, una grande mobilità trasversale in tutti i settori e per tutte le figure, dagli operai ai manager. A breve, inoltre, potranno rimettersi infatti in gioco professionisti che sono usciti perché appartenenti a settori in crisi ma anche professionisti che, al contrario, lavorando per settori in forte espansione, come la logistica e il digital, hanno lasciato il lavoro per sfruttare al meglio il momento e compiere un salto di carriera.

Ciò che ci aspetta è una ristrutturazione dei percorsi professionali individuali, ma anche una ristrutturazione delle aziende nelle quali i servizi saranno fondamentali per sostenere i lavoratori in questa transizione. Di pari passo anche un'adeguata digitalizzazione potrebbe permettere, sul modello francese, la profilazione dei lavoratori, in modo da indirizzare meglio anche le risorse per la formazione.

 

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