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Indennità di malattia: di cosa si tratta e quando presentare domanda NASpI 2019

VENERDÌ 22 NOVEMBRE 2019 | Lascia un commento
Foto Indennità di malattia: di cosa si tratta e quando presentare domanda NASpI 2019
Scritto da Stefania Pili

Alla maggior parte dei lavoratori dipendenti, capita spesso di doversi assentare dal lavoro per motivi di salute. È proprio in questi casi che scatta la cosiddetta “indennità di malattia”, che viene riconosciuta ai lavoratori quando si verifica un evento morboso che ne determina l’incapacità temporanea al lavoro, inteso come mansione specifica. 

L’ordinamento giuridico italiano prevede questa particolare tutela, che deve essere sempre garantita in determinate circostanze; inoltre, oltre all’indennità di malattia, il lavoratore ha anche il diritto di conservazione del posto di lavoro per un determinato periodo di tempo, generalmente di 180 giorni (cd. periodo di comporto), nel quale il datore di lavoro non può licenziare il dipendente. La durata dei 180 giorni si riferisce ai lavoratori a tempo indeterminato, per i lavoratori a termine, invece, cambia la durata massima del periodo di malattia: da un minimo di 30 giorni a un massimo di 180 giorni nell’anno solare, per tutti quelli coperti da certificazione e per un numero massimo di giorni a quelli lavorati nei 12 mesi precedenti l’inizio della malattia.

Consulta anche: “Decreto Legislativo Salva Imprese e mini-riforma Jobs ct: novità e cambiamenti

 

A chi spetta l’indennità di malattia?

  • operai del settore industria;
  • operai e impiegati del settore terziario e servizi;
  • lavoratori dell’agricoltura;
  • apprendisti;
  • disoccupati;
  • lavoratori sospesi dal lavoro;
  • lavoratori dello spettacolo;
  • lavoratori marittimi.

L’indennità di malattia (a titolo esemplificativo, ma non esaustivo) non spetta, invece, a:

  • collaboratori familiari (colf e badanti);
  • impiegati dell'industria;
  • quadri (industria e artigianato);
  • dirigenti;
  • portieri;
  • lavoratori autonomi.

Chi paga l’indennità di malattia?

Dipende dal “periodo di carenza”, un periodo di malattia pari a tre giorni, durante il quale il lavoratore è interamente pagato dal datore di lavoro, colui che dovrà corrispondere al 100% della retribuzione. Dal 4° al 20° giorno di malattia, sta invece all’INPS pagare il 50% della retribuzione media giornaliera (RMG); in questo caso, il datore di lavoro è tenuto a dare la restante parte che può arrivare anche fino al 100% della retribuzione media giornaliera, secondo quanto stabilito dal Contratto Nazionale del Lavoro (CCNL). 

Dal 21° giorno in poi, entro il 180° giorno, l’INPS paga il 66,66 della retribuzione media giornaliera (RMG) integrato alla parte che spetta al datore di lavoro, come detto in precedenza. È sempre il datore di lavoro, inoltre, che deve corrispondere la retribuzione, anche per la parte dell’INPS. Entro il 16° giorno del mese successivo, il datore di lavoro potrà compensare il costo sostenuto con i contributi previdenziali dovuti all’INPS nel modello F24. 

 

Come comunicare lo stato di malattia?

Occorre subito informare il datore di lavoro dell’assenza. Successivamente, bisogna recarsi dal proprio medico curante che ha il compito di compilare il certificato medico di malattia e inviarlo in via telematica all’INPS (sul momento o anche il giorno successivo se la visita è avvenuta al domicilio del lavoratore). Grazie all’invio telematico del certificato di malattia, il lavoratore viene esonerato dall’obbligo dell’attestato al datore di lavoro (sia pubblico che privato). Il lavoratore può anche optare per il rilascio del numero di protocollo del certificato, o chiedere al medico una copia cartacea. Il datore di lavoro potrà comunque visualizzare il certificato sul sito INPS accedendo all’area privata con le credenziali in suo possesso (Pin, codice fiscale o Spid).

 

E per quanto riguarda la contribuzione previdenziale durante la malattia?

In questo periodo di tempo, il lavoratore matura il diritto ai contributi, validi anche ai fini della pensione. I cd “contributi figurativi” vengono accreditati in maniera gratuita, senza onere a carico del lavoratore. Il pagamento è garantito dall’INPS e garantisce al lavoratore il diritto alla pensione.

 

Malattia e domanda NASpI

Il periodo di malattia, se si è in possesso di un contratto indennizzato, comporta la sospensione dei termini entro i quali presentare la domanda NASpI. Qualora un lavoratore si ammalasse in corrispondenza della cessazione del rapporto di lavoro e godesse dell’indennizzo, si allungherebbero i tempi per poter presentare la domanda di disoccupazione. Potete trovare la comunicazione completa direttamente nel sito dell’Inps

Leggi anche: “Naspi e Disoccupazione 2019: come accedere agli ammortizzatori sociali

 

La domanda di disoccupazione deve essere presentata entro 68 giorni della fine del rapporto di lavoro; in caso contrario, si perde il diritto all’indennità di disoccupazione NASpI. Qualora ci fosse un evento di malattia, il termine  si deve interrompere: questo solo nel caso in cui il lavoratore avesse diritto all’indennizzo della malattia da parte del datore di lavoro o dell’istituto di previdenza. Discorso valido per chi possiede un contratto di lavoro a tempo indeterminato con la tutela previdenziale in caso di malattia, anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro. 

Per poter capire se interrompere o meno il termine dei 68 giorni, occorre esaminare la tipologia di lavoro che si è sciolta. Se il lavoratore ha diritto a un indennizzo, si interrompe il termine di decorrenza. In caso contrario, resta valida la scadenza dei 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. In altri casi, se il lavoratore si ammala prima della cessazione del rapporto, il termine è sospeso fino alla fine del periodo di malattia.

Un esempio: se la cessazione del lavoro avviene il 31 ottobre 2019 e l’inizio della malattia comincia il 25 ottobre 2019, il termine per presentare la domanda NASPi parte dal giorno in cui il lavoratore termina il periodo di malattia. Se la malattia termina il 15 novembre, si inizieranno a calcolare 68 giorni a partire proprio d questa data. 

 

Consulta anche: “Benefit aziendali: cosa sono e perché sono così preziosi per i dipendenti

 



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